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Amália Rodrigues, fado, Mafalda Arnauth, pensieri, Porto, Portogallo, Portugal, saudade, Simone de Oliveira, vita, vita quotidiana
Voleva essere una dedica ad una persona che dire speciale è poco. Sia benedetto il giorno, il mese e l’anno che la incontrai.
Se il giallo è il sole, il rosso è la passione, il verde è la speranza… il blu è, di sicuro, il colore dell’introspezione. Non è un caso che mi soffermi proprio su questa tinta, e non è un caso nemmeno che nel jazz (e, appunto, nel blues) siano le note dette “blu” a dare quel tocco di nostalgia e malinconia. Ecco, tutto questo discorso allegro per arrivare ad una certa sensazione che mi sta riempiendo la testa e il cuore, che non posso descrivere a parole, se non con un termine portoghese davvero eufonico… saudade.
Non so come tradurlo, del resto non ci riescono nemmeno quelli più esperti di me, e nel mio caso può benissimo definirsi come un insieme di tante sensazioni differenti che formano questo complesso sentimento, come tante perle infilate a formare una collana. E’ quando la mancanza si nota più della presenza, quando il silenzio è più assordante del rumore, quando scopri che i tuoi pensieri si rispecchiano benissimo in un tipo di musica struggente e (anche stavolta) indescrivibile: il fado.
Sto ascoltando a manetta pezzi di Amália Rodrigues (la fuoriclasse, che disse “Il fado non è né allegro né triste, è la stanchezza dell’anima forte, l’occhiata di disprezzo del Portogallo a quel Dio cui ha creduto e che poi l’ha abbandonato: nel fado gli dei ritornano, legittimi e lontani… “), Simone de Oliveira, Mafalda Arnauth… e proprio in un fado di quest’ultima, passato così per caso, con quell’atmosfera che solo la lingua portoghese sa donare e solo i vicoli di Lisbona e Porto possono mostrarci, ho ritrovato il motivo profondo della mia saudade. La nostalgia, il dolore di non avere vicino a me una persona con gli occhi “d’oro celeste” (cosa dicevamo a proposito dei colori?), dipinti da una divinità che di sicuro “non immaginava di creare tanta immensità”… occhi “figli di un ardore selvaggio, astri che si stagliano alti nel cielo, e su cui sta scritta la tua storia”.
Bello questo post… Mi sa che ti spammerò anche io! 😉
grazie mille! Tanto l’antispam fa le bizze, accomodati pure 🙂
Chapeau.
Ciao
Zac
…a te 🙂
torna quando vuoi
sicura di quel che ci racconti circa la tua età?
non mi sconfìnfera (coincide e-o convince) questa nostalgia
o brami a stati, en passant, difficoltosi in divenire?
Louis ARAGON : il n’y a pas d’ amour heureux
Brassen l’ ha musicata
non sei il primo che lo dice, non sei il primo a cui chiedo di crederci 🙂
grazie per la canzone consigliata ^^
ti credo lidy, senza remore, e scusami per come ho formulato il dubbio, voleva essere un apprezzamento
perché anch’ io alla tua età (tanti anni fa) oltre Hendrix e Pink Floyd, scopri Amalia ed ancor mi prende
poi penso che tu non sia capace di mentire, anche se bisognerebbe, a volte
non si preoccupi il messere! E La ringrazio!!!
Complimenti per i Suoi gusti musicali, che mi rispecchiano 🙂
Sì, a volte bisognerebbe proprio mentire. Mi ci sto allenando.
Grazie a te anche per il commento di oggi… e buona settimana 😀
CIAO!!!
come sempre bellissimo post.
ah! Che meraviglia di videooooo!!!
Grazie millissimo…
Na verdade eu gosto de Madredeus, que não sei se está mesmo fado ou outra coisa. São musicas primas, acho. Pode ser?
Mas o Bairro Alto de Lisboa e o fado juntos são inesquecíveis.
você fala Português? E por que esse nickname?
Eu estou tentando aprender esta língua 🙂
Contudo, eu não sei o Madredeus… Eu tenho que me informar!
Fantastico!
Grazie mille per il commento, CIAO!!!
ma grazie come al solito XD