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Vita In Pillole

~ Tipico blog di un'adolescente atipica

Vita In Pillole

Archivi tag: Versailles

Parigi val bene un post

12 mercoledì Ott 2011

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita

≈ 43 commenti

Tag

che sogno stupendo, cose che mi piacciono, foto, Foucher, Luigi XVI, macarons, Maria Antonietta, Marie Antoinette, moda, Parigi, personale, preraffaeliti, storia, vacanza, Versailles, Yves saint laurent

Avviso: questo post avrà molte più foto del solito, e, attenzione attenzione, le foto in questione sono fatte da me. Per quanto l’arte della fotografia mi faccia sempre scintillare gli occhi, corre l’obbligo di informarvi che non sono una professionista né ho la benché minima bravura. Poi, una volta che avrete visto gli splendidi scatti a soggetto simile della RCLV, potrete dire definitivamente addio alla mia credibilità come fotografa. Ah, e mi raccomando, passate il cursore sulle immagini e… sorpresa!

Sono veramente ancora troppo emozionata per poter scrivere qualcosa di senso compiuto sulla questione. Era uno dei miei sogni da sempre. Paris. Paris. Io vi voglio bene cari lettori, se non altro perché mi sopportate, ma vi giuro che dovrete immedesimarvi con un po’ di impegno per capire il livello di esaltazione. Sono ancora qui come una lampadina a cui hanno appena attaccato la spina. Ci ho messo un po’, appena tornata, per riuscire a connettere e esprimermi con frasi coerenti e non solo con muggiti o suoni sconclusionati.

Io mi sono innamorata di questa città. Si può? Dico di sì. Sono proprio caduta amorosa, come dicono i francesi (cioè, in realtà lo dicono anche gli inglesi, ma chissenefrega, è di posti francesi che stiamo parlando). Uscivo la mattina e venivo accolta da zaffate di profumi burrosi e panosi (neologismo coniato da me che significa “di pane”), dall’aria frizzantina come se fluttuassi nel regno delle bolle più favoloso al mondo, da tanta gente intenta a farsi i fatti suoi ma in qualche modo parte di un organismo più grande, una specie di immenso coro in cui ognuno ha la sua parte; oppure persone simpaticissime che mi salutavano pur avendomi vista per la prima volta nella loro vita in quel momento. Opere d’arte e meraviglie in ogni cavolo di angolo. Non sapevo proprio dove girarmi, dalla quantità di vera bellezza che sbucava in tutti i lati: bellezza nei palazzi, bellezza nei pavimenti, nelle vetrine, nel cielo, nelle facce,… troppa bellezza. Il mio cuore traboccava come una bottiglia di Coca – Cola ben agitata e condita di aspirina.

Tanti posti che avevo visto solo in fotografia, di cui avevo letto, immaginato, sognato, erano lì davanti a me, a distanza di occhio e di tocco. Mi è uscita qualche lacrima, non mi vergogno a dirlo. Una vera, tantissime commosse dentro di me. E’ un po’ come quel giochino che fanno i bimbi piccoli, quando devono infilare le figure nei buchi con la forma giusta… ecco, mi sentivo proprio così, come una figurina che grazie al Cielo una manina ha infilato nel suo posto predestinato.

Ho definitivamente deciso che potrei vivere tranquillamente di crêpes, omelette e croque-madame, se frapposte da fettine di pizza. Poi chiedo scusa alla mitica Ladurée, prometto che continuerò a seguirti su Twitter, ma mi sono parzialmente convertita a Foucher e godo della mia eresia. Mettetemi pure al rogo, ma come ultima preghiera da esaudire vorrei una fornitura di macarons di qualsiasi gusto. Oh sì.

E non fatemi iniziare col discorso di Versailles… se ci penso mi tremano le dita, eppoi non riesco più a scrivere. Ho visto dove ha vissuto la mia Toinette. Ho visto il suo letto. Per tutta la durata della visita ero in stato di trance, ero immersa nell’ineffabile. Ho ritrovato il dono della parola solo per gridare: “Stolti! Caproni! Levatevi e fatemi fotografare i luoghi che ho amato così a lungo in silenzio!” ad ogni altro visitatore incrociasse la mia strada, tanto erano quasi tutti giapponesi e non capivano una mazza di italiano.

Ma ora l’emozione mi sta sopraffacendo. Ascoltatevi la sinfonia preferita di Marie Antoinette come ho fatto io per prepararmi psicologicamente, e lasciate parlare le (seppur mediocri) immagini.

 

Riportatemi lì, vi prego.

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I’m the spirit of my hair

23 martedì Ago 2011

Posted by LadyLindy in Fashion Sense, Pensieri di sfuggita

≈ 39 commenti

Tag

capelli, glamour, gossip, hair, Jean Harlow, Lady Gaga, Léonard, moda, parrucchiere, presa in giro, Signorini, Versailles

Certa gente sa sistemarsi i capelli. Certa gente dice alla propria chioma di andare da qualche parte, e quella ci va. Incredibile. I capelli sono qualcosa di importantissimo e imprescindibile: dicono un sacco di cose. Per questo considero altamente fortunate le persone di cui sopra, quelle che dominano la loro testa, non quelle che ne sono dominate come me.

I miei capelli sono quanto di più indefinito possa esistere al mondo. A volte mi sembra quasi che non abbiano personalità, né corti né lunghi, né mossi né lisci, né ricci né piatti… altre volte invece mi pare ne abbiano anche troppa, tanto che decidono loro al posto mio: vanno dove vogliono. E senza una minima logica.

Non posso nemmeno permettermi di studiare delle contromosse, per dire, perché non è che prendano lo scapellamento a destra (cit.) se io li spazzolo a sinistra e viceversa, comportamento che implicherebbe comunque una certa coerenza e prevedibilità. No. Loro sono imprevedibili e anche un po’ stronzetti. Un giorno vanno all’insù, l’altro in giù, di qua o di là, metà da una parte e metà dall’altra, col ciuffo basso o spalmato a banana sulla testa, eccetera eccetera.

Allora m’incavolo. Mi girano le ciribiricoccole e comincio a lambiccarmi sulle varie soluzioni. Mi vengono in mente migliaia di acconciature splendiderrrrrime per tenere alla bada il tutto, con laccetti, farfalline, fiorellini che metterebbero in difficoltà pure il mitico Léonard di Versailles. Sogno di poter finalmente trovare un taglio che mi stia bene, che mi dia quell’essenza vintàg, sciccosa, setosa, splendidosa.

 

Poi mi scontro con la dura realtà, e cioè che io sul cranio ho una tana di lontre di fiume, un plaid autunnale color castagna, a volte addirittura una secchiata di lumache. Così entro nel periodo “adesso me li faccio crescere, si allungano e vengono i boccoli (seeeee, HA-HA-HA-HA, al massimo saranno linguette di sterpaglia), così poi raggiungerò l’obiettivo massimo dopo il quale c’è solo il Nirvana: farmi una treccia come il Cielo comanda.” Non so voi, ma la romantica semplicità di una treccia è qualcosa che mi fa impazzire. Ebbene, in questo periodo ci sono anche adesso (si ripresenta ciclicamente), sto raggiungendo dei risultati piuttosto soddisfacenti, pensate che l’altro giorno sono addirittura arrivata a quattro (quattro!!!) arrotolamenti di treccia alla francese. Poi l’ultimo tratto delle ciocche faceva un ricciolino all’insù che sembrava il becco di un’avocetta.

Comunque so già che poi, arrivati ad una certa lunghezza, anche questi capelli mi stancheranno e mi piomberanno sugli occhi: così io mi incavolerò ancora, correrò dal parrucchiere disattendendo ai miei buoni propositi di non metterci più piede, mi delizierò di articoli giornaleschi tipo “Scopri se sei pagata quanto vali” (se il parrucchiere è avanti e ha Glamour) o le ultime trovate di Signorina (se è uno sfighè con i giornaletti trash). Il suddetto hair-stylist, come dice chi parla bene, mi costerà venti occhi della testa e il deturpamento semi-eterno del viso. A quel punto però i capelli saranno troppo corti, io m’incavolerò di nuovo, li lascerò crescere un’altra volta ma mi pioveranno sempre sugli occhi, quindi tornerò dal parrucchiere e inorridirò, e…..

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