So che ormai passate di qui se proprio non avete gnennte ma proprio gnennte da fare. Ma perdonatemi: ormai pare che i blog stiano vivendo una decadenza generalizzata, in più aggiungete che sto passando un periodo in cui mi sembra di vivere perennemente ne L’Urlo di Munch. Mescolate bene, incorporate con un pizzico di sfortuna, impazzimento e grane varie, ed ecco a voi la ricetta per “La fase più brutta della vostra vita”! YEEEEEA!
Ma tornerò più sfolgorante che mai, come Mulan quando arriva a casa dopo la guerra contro gli Unni e suo padre si mette a piangere e la nonna fa commenti maliziosi e la Cina è salva e… vabbè.
Fate tutti gli scongiuri woodoo del mondo per me, pensatemi e datemi forza: devo decidere di una cosina piccina picciò che sarebbe il resto della mia vita.
Nel quale remake io sarei Sulley, che vedete qui sopra nel tipico atteggiamento gioioso e carico di speranza di ogni rispettabile matricola universitaria EVER.
E con questo storico post inauguriamo le “Cronache di Narnia Università – Il leone, la strega e l’armadio l’esame, l’assistente velenoso e le copisterie selvagge“. Non vi sentite tutti carichi ed emozionati al solo pensiero di condividere con me questi anni studenteschi? Non vi sentite partecipi di questa nuova avventura?
Vi dico soltanto che, i giorni prima di iniziare le lezioni, mi sono preparata psicologicamente come se fossi stata un soldato della Squadra di Ricognizione in Attack On Titan pronta a sfracellare gli orrendi giganti mangiauomini – santa Mikasa Ackerman da Trost prega per noi – ma poi, una volta partita alla ricerca dei libri per i primi esami, ho capito che sarebbe stato meglio riporre le armi e l’attrezzatura da manovra tridimensionale, e piuttosto munirmi di apposita mappa del tesoro.
Ormai è appurato che l’università rende tutti filibustieri, la zona universitaria non è altro che una colonia dell’Isla Tortuga e ognuno di noi è occupato in una continua lotta senza esclusione di colpi con chiunque ostacoli il nostro glorioso cammino verso la disoccupazione. Se devo studiare, però, lasciatemelo almeno fare in pace, questa è la mia filosofia.
Ecco perché, nei prossimi giorni, affilerò una splendida katana, diventerò onna-bugeisha (o anche kunoichi, è più subdolo) e ridurrò a tocchetti tali leccaculo® di proporzioni cosmiche che voi proprio dovreste osservarli in azione. Per far vedere il proprio musetto infido ci sono fenomeni che, dopo ogni lezione, sentono l’impellente bisogno di alzarsi dal comodo seggiolino, avvicinarsi al professore – pronto, dal canto suo, a smerdare qualsiasi scempiaggine o a guardare dall’alto della sua magnificente clemenza i poveri studenti plebei – per poi profondersi in domande esistenziali più profonde della Fossa delle Marianne (ad esempio: “Ma i libri per l’esame dobbiamo studiarli tutti?”, “Ma cosa significa questo termine difficilissimo che ha usato quaranta minuti fa?”, “Ma cosa ne pensa lei della democrazia? Non esistono forme di Stato migliori?”. Certo, la forma di Stato migliore sarebbe indubbiamente una monarchia assoluta che abbia me come sovrana illuminata, in modo da poterti piantare un palo nella lingua e adibirla ad utilizzo migliore, caro il mio leccaculo®).
Problemucci a parte, sembra che per il resto il mio inizio di vita universitaria vada piuttosto bene. Mi sono fatta una specie di tabella-studio che suddivide le mie attività preparatorie agli esami in quattro macrogruppi:
1. fingere di studiare
2. provare effettivamente a studiare
3. piangere per stress o sfiducia
4. fare sacrifici propiziatori agli dei aztechi
Al momento il gruppo 3 sembra quello a cui dedico il maggior numero di ore, ma presto – non disperate! – diventerò molto più esperta anche nel quarto.
Fra gli effetti collaterali dell’università, d’altro canto, possiamo rilevare ad esempio un ascolto troppo prolungato di tutti gli album dei Manowar, qualche attimo di delirio in cui corro per le strade gridando “IO VOLEVO DIVENTARE CHER!!!!!”, emozioni incontrollabili davanti alla sigla Oltre i cieli dell’avventura dei Pokémon, abbuffate industriali di pizza, quattro film in costume visionati per ogni mezz’ora di studio. Insomma, niente di particolarmente grave: probabilmente mi vedrete laureata a quarant’anni, ma con una cultura invidiabile per quanto riguarda la storia del costume.
Qualsiasi vento è vento di mare, e qualsiasi città, anche la più continentale, nelle ore di vento – è marittima. C’è odor di mare, no, ma: c’è aria di mare, l’odore lo aggiungiamo noi. Anche il vento del deserto è di mare, anche quello della steppa è di mare. Giacché al di là di ogni steppa e di ogni deserto – c’è il mare, l’oltredeserto, l’oltresteppa… Ogni viuzza in cui tira vento è la viuzza di un porto. – Marina Cvetaeva
Salve. C’è ancora qualcuno qui o siete tutti ad abbrustolirvi alle Bahamas?
Ma prima di cominciare con le domande impertinenti dovrei scusarmi per il mio vergognosissimo ritardo – mai era accaduto prima d’ora, negli annali del blog, che si saltasse un mese – che però ritengo giustificabile, in quanto questa è l’estate dopo la maturità, l’estate ggggiovane più bella della mia vita, scusate se è poco. O almeno, così ho sentito dire in giro.
Non è completamente vero.
In realtà ci sono elementi positivi e negativi, e fra questi ultimi posso annoverare:
♥ Il fatto che la burocrazia universitaria mi ha ammazzata fino a qualche giorno fa, e sono già qui che faccio i salti di gioia in sella al mio unicorno fucsia al pensiero delle scartoffie e beghe varie che mi aspetteranno da qui ai prossimi cinque anni (yay!).
♥ Una tempesta nubifragica e acquazzonica che aspetto da un mese e non arriva mai.
♥ Ho passato la settimana dopo l’esame ad ascoltare in cuffia, a volume insostenibile, le canzoni più struggenti di Ray LaMontagne dalle 23:30 alle 2 di mattina, fissando il soffitto dal letto. Spero di aver reso abbastanza bene la tristezza coppoliana del momento.
♥ Non sono ancora riuscita ad andare in riviera almeno una volta per mangiare la piadina (come la fanno lì è meglio, che ve lo dico a fare) (penso solo al cibo, lo so) (non me ne vergogno).
♥ Mi sono messa a guardare più con attenzione gli INCI (non sapete cosa sono? Ecco) dei prodotti che uso, e ho scoperto che i miei cosmetici hanno ingredienti paurosi. Eppure, non credo di poterne più fare a meno (maledetto capitalismo cosmetico, belli erano i tempi in cui ci si preparava le cose in casa con il salice e i mortai, come le druide).
♥ Siamo in agosto.
♥ Nonostante io abbia preso più di 70 all’esame, mi tocca fare comunque un test OFA per iniziare i corsi, quando è evidente che io dovrei esserne esentata in quanto persona di gusto e spirito.
♥ L’Apocalisse più apocalittica che il creato ricordi: mi è morto l’Ipad dopo soli 10 giorni dall’acquisto. Qualcosa mi diceva che non avrei dovuto comprare un prodotto con tale simbolo demoniaco appiccicato sopra, eppure è andata così. Per chi di voi comprende la lingua applese, sappiate che codesto iPad è entrato da solo in modalità DFU, una volta riconosciuto da iTunes mi impone di ripristinarlo, io acconsento ma poi l’operazione non viene portata a termine per un fantomatico errore. Ovviamente la parte più divertente è stata chiamare l’assistenza, che così si è prodigata:
Apple: “è ancora in garanzia, la porti prima dal rivenditore.”
Rivenditore: “entro il primo anno la responsabilità è di Apple”
e insomma, sabato pomeriggio vi farò sapere come sarà finita l’annosa vicenda, intanto il mio povero (ma costoso) aggeggio giace senza vita nella sua brava scatolina bianca e minimal.
Ma, lettori miei, non disperate nel vedere la mia situazione tanto tragica. Ho infatti compilato per voi una lista che descrive anche le cose belle:
♥ Il mio ultimo articolo per Clamm Magazine è uscito! Vi conviene correre subito QUI a leggere!
♥ Sto pianificando un possibile viaggio, con tutti i “forse” e i “se” possibili, di cui vi mostro qualche indizio…
♥ Potrebbero esserci nuove GROSSE PAZZE collaborazioni a settembre 🙂
♥ Sono ufficialmente una matricola. Ho deciso di mettere questa cosa nell’elenco della positività per darmi coraggio.
♥ Ed infine. La cosa più importante di tutte: nel momento storico della mia immatricolazione, in quel di Bologna, ho avuto il supporto morale nientemeno che della nostra Ragazza con la Valigia (se la leggete già bravi, sennò correte a tenere d’occhio il suo blog), con la quale ho festeggiato ubriacandomi di succo pesca + albicocca + limone. Il nostro incontro è stato benedetto dalla presenza di un carlino che ha sostato per qualche tempo vicino a noi. Ovviamente non posso svelarvi tutti i dettagli della conversazione fra due menti brillanti come noi, sappiate solo che sono state prodotte interessanti teorie su Kate Middleton e progetti sconvolgenti sulla letteratura contemporanea. Ora aspetto soltanto di poter riunire qualche altro mio adepto della setta dell’ammmore – lettore – fan per organizzare un mega raduno, una specie di flashmob in cui tutti noi ci metteremo trasgressivamente a bere tè verde inzuppando biscottini nelle pubbliche piazze.
Nel frattempo, vi allego magnanimamente qualche consiglio di lettura da spiaggia e musicale: