
Sharon Tate
Ogni generazione ha le sue frange ribelli. Negli anni Cinquanta si chiamavano “Beat”, in seguito poi venne coniato il neologismo “Hippie” (diminutivo di Hipster, che per dirla in modo poetico significa “colui che cammina in mezzo alla massa ma non ne viene sfiorato”). Gli Hippies, che qualche matusa di mia conoscenza si ostina a chiamare “capelloni”, non erano semplicemente dei ribelli, ma avevano una vera e propria filosofia di vita. Ormai i punti cardine li sappiamo tutti: amore libero con tutto e tutti, droghe, musica psichedelica, ma anche rifiuto della guerra e del capitalismo, ritorno alle origini, ricerca dei diritti per tutti – insomma, dalla guerra del Vietnam alle università occupate, c’è un po’ (solo un po’?) di spirito Hippie in tutto il Sessantotto e oltre.
Quello che spesso viene dimenticato è il periodo della Summer Of Love (per i meno anglofoni, “Estate dell’Amore), cioè la stagione estiva del 1967. E’ da lì che nacque tutto.
Dal ’67 al ’69: un periodo intensissimo e carico di eventi importanti anche per la nostra contemporaneità, che a scuola oggigiorno viene studiato poco e male. Ad esempio, quanti di voi ricordano il massacro di Cielo Drive in cui morì Sharon Tate, moglie di Roman Polanski? Un episodio importante nel clima della Summer Of Love e di tutto quello che ne seguì. L’assassinio, macabro cerimoniale fatto di pugnalate, corde al collo e scritte “pigs” col sangue, ad opera dei satanisti della Charles Manson’s family, è ancora qualcosa di orrendo ed inquietante… pensate a com’era bella Sharon e allo scempio che è stato fatto del suo corpo.
A proposito di belle donne, che dire delle groupies? Non so se le odierne fan di quei gruppettini spocchiosi per bimbeminchia si possano definire tali. Le groupies prendevano la loro decisione sul serio, a livelli estremi, e i loro nomi sono tuttora leggenda: prendete Pamela Des Barres…

Pamela Des Barres nella copertina del suo libro, "Sto con la band"
Insomma, furono un vero e proprio fenomeno di costume come credo non si rivedranno più in futuro. Amare un cantante o una band fino a quel punto ha qualcosa di folle, ma nel contempo intrigante! Il loro ruolo andava da accompagnatrici a muse ispiratrici, e ditemi voi se una ragazza non si sentirebbe infinitamente lusingata di essere la fonte d’ispirazione per un artista.
Dopo questa rinvigorente digressione storica, ecco che cominciano a sorgere i dubbi (vedi titolo) del caso.
Viviamo in un periodo che definire “critico” è poco. La situazione internazionale è leggermente catastrofica (e via con una spruzzata di sano pessimismo cosmico), la guerra – perché di guerra si tratta – che coinvolge gli USA e il Medio Oriente (fra cui anche noi dell’Italietta) sta continuando da un’eternità, anche più della guerra del Vietnam a suo tempo, trasformandosi sempre di più nel gioco del gatto col topo. I giovani non hanno prospettive di futuro e sono schiacciati dalle regole sociali imposte dalle generazioni precedenti, che dall’ambiente alla finanza non pare abbiano fatto un lavoro impeccabile. Per giunta abbiamo l’estate alle porte.
I parallelismi con l’Estate dell’Amore sono sempre di più, per chi li sa cogliere, dato che la storia sempre si ripete e mai viene compresa fino in fondo. Forse c’è qualche possibilità che riappaia un movimento di svolta, autonomo ma senza esagerazioni stile tette in fuori a Woodstock, che ci catapulti indietro di 40 anni ma con i dovuti miglioramenti?
Nel nostro piccolo del Bel Paese, ad esempio, è già sorta qualcosa del genere – il Popolo Viola.
A piccoli passi si fanno grandi viaggi, no?