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Vita In Pillole

~ Tipico blog di un'adolescente atipica

Vita In Pillole

Archivi tag: Emilia

Approccio al tipico esemplare di emiliano: il dialetto.

07 giovedì Giu 2012

Posted by LadyLindy in Dato che a scuola ci vado pure io...

≈ 28 commenti

Tag

Bologna, dialetto, dizionario, Emilia, emilia-romagna, Ferrara, Granaglione, Italy, lessico, lingue romanze, lizzano in belvedere, Porretta Terme, regione, terremoto, Veneto

Avviso: post lungo e barboso.

Era nata questa interessantissima discussione, nei commenti dell’ultimo post, riguardo i dialetti (in particolare il marchigiano). A me ‘sta cosa è piaciuta molto, quindi ho deciso di erudirvi un po’ sulla mia amata regione, amata anche di più dopo il recente sisma (sarà finito? Sperèm), in particolare sul dialetto.

Ho deciso di occuparmi solo di quello emiliano, perché quello romagnolo lo sento più raramente e rischierei di dire qualche cavolata (è molto allegro, comunque. Sa di piadina. Mi sentirete spesso paragonare i suoni ai cibi, non so perché ma mi riesce bene.) Se fossimo persone serie e posate, inizieremmo subito e pomposamente dicendo che l’emiliano “appartiene al gruppo gallo-italico delle lingue romanze occidentali: pertanto, come il francese, l’occitano ed il catalano presenta fenomeni fonetici e sintattici innovativi che lo distinguono dall’italiano”.

Ma a nessuno frega del ceppo linguistico. Io vi sto donando un manuale di sopravvivenza con i fondamentali, sintetico e semplice, per parlare proprio come un emiliano d.o.c..

Tralasciamo le influenze dell’emiliano nelle altre regioni, quindi carrarese, pavese, mantovano, casalasco e viadanese che si trovano in Toscana, Lombardia e sconfinano linguisticamente anche nel Veneto. Concentriamoci su tre città in particolare, Bologna, Modena e Ferrara (chiedo scusa alle altre!).

Bologna. La lingua più chic è di certo quella cittadina, ovvero parlata fra le antiche mura che adesso sono i viali di circonvallazione. Ha un che di brioso e impertinente, ma negli ultimi anni ha preso molti suoni dall’italiano vero e proprio (si diceva Bulåggna, quasi con la e al posto della prima a, al tempo dei miei nonni; adesso si sente più Bulagnna). Questo non è accaduto al bolognese montano, che si divide in medio e alto. Quello medio si parla nella zona collinare (ad es. Porretta Terme), quello alto ovviamente in quota (Lizzano in Belvedere, Granaglione…). Per intenderci, fra Porretta e le sue frazioni c’è una grandissima differenza dialettale – figuriamoci fra Bologna City e la montagna. In linea generale, sono più nasali e mantengono le e laddove i bolognesi dicono la a (es. casĕtt, cioè cassetto, in città è casatt). Ancora più difficile è porre dei paletti al bolognese di pianura, che sfocia spessissimo nel modenese o nel ferrarese a seconda della posizione geografica. Posso testimoniare che molte parole sono prestiti dal francese, basta considerare pòmm (mela), che in francese si dice pomme.

Conoscete Andrea Mingardi? Ecco, le sue canzoni sono un esempio di bolognese cittadino.

Modena. Un dialetto poco conosciuto, e spesso confuso col bolognese da chi non se ne intende (guai! Questo è il miglior modo per farsi guardare male). Anche in questo caso c’è da distinguere fra il modenese cittadino, con suoni gutturali e influenze tedesche a causa della dominazione austriaca, e quello appenninico, parlato per esempio a Zocca, Palagrano, Sestola. Ma a questo punto dobbiamo aprire altre parentesi importantissime, ovvero il carpigiano (parlato anche nella campagna, fino a Novi) e il mirandolese. C’è campanilismo anche qui: il carpigiano, a differenza del modenese puro, ammette un solo suono per la lettera z, ovvero quello che in italiano ha la s in rosa. A Mirandola si parla una lingua differente ancora, diffusa in tutta la bassa modenese (Finale Emilia, San Felice, Camposanto, Medolla, Concordia…) fino ai confini della bassa bolognese (Budrio, Crevalcore, San Giovanni). Quei paesotti, insomma, dove potete ancora mangiare le tigelle senza sentirvi traditori del capoluogo.

Per avere un assaggio del modenese cittadino, dovreste recarvi in quella città il giovedì grasso, e ascoltare i discorsi della seconda famiglia più conosciuta dai modenesi dopo quella del Vangelo. Sto parlando di Sandrone, Sgorghiguelo e la Pulonia, ovvero la famiglia Pavironica, maschere carnevalesche dei geminiani. Notate che il discorso lo sanno a memoria.

Ferrara. Arrivo al mio tasto dolente, perché il ferrarese è veramente incomprensibile. Vi regalo un paio di esempi, frasi normalissime. Al par sut al parsut (il prosciutto sembra asciutto), A tiè séch bresch (sei secco asciutto, ovvero sei magro come uno stecco), poi il classico scioglilingua “Ti che at tachi i tachi tacam i me tachi!  Mi che at taca i to tachi? Tacati ti i to tachi!”. Ora provate a dirlo velocemente, e sappiate che ha un senso logico. La cosa più bella e buffa della pronuncia ferrarese è la l, che ricorda molto quella russa.

Il lessico fondamentale dei veri emiliani

Riporto qui di seguito le poche paroline che vi apriranno ogni porta (emiliana).

Nei nostri dialetti, la negazione non si dice con il non, bensì con la magica parolina brisa. Perché noi siamo speciali. Ad esempio: non c’è pane = an ghè brisa pan. Poi, a seconda che vi troviate in una delle città sopraelencate, la pronuncia cambia.

Soccmèl. Potrebbe essere l’inno dei bolognesi. La traduzione in italiano è volgarissima, ci arrivate da soli, ma in dialetto ha ormai perso ogni sfumatura scabrosa e si usa per ogni occasione. “Ho vinto un miliardo di euro” “Soccmèl!”. “Mi si è rotta la macchina” “Soccmèl che sfiga” e via soccmellando.

Maiàl. Versione ferrarese del soccmèl, ma di solito si è più portati ad usarla in contesti negativi, come parola liberatoria. Ovviamente ha sfumature di significato molto suine.

Ninet / Ninèta. Anche qui siamo nel campo suino, perché siamo emiliani e ci piace. Questi termini modenesi indicano sia l’animale vero e proprio, sia una persona unanimamente ritenuta di facili costumi.

Scevd (o scevàd). Il peggiore insulto che possiate mai dedicare ad un piatto emiliano, ovvero insipido, o in senso lato insapore.

Arzdòra (o arzdoura). La tipica massaia emiliana, che prepara la sfoglia, i tortellini, la casa. Donna dedicata alla famiglia e alla vita quotidiana, colei che vi lancerà i mattarelli in testa se le direte che i suoi piatti sono scevdi (vedi).

Giaz. Letteralmente sarebbe il ghiaccio, ma si usa per indicare gravi ristrettezze economiche.

E ora potete venire da noi, e farete un figurone.

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Chemically calm

27 domenica Mag 2012

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita

≈ 26 commenti

Tag

accenti, adolescenza, aggiornamento, anni '20, arte, aspirina, bambini, collaborazione, dialetto, Emilia, facepalm, hey kiddo, Italy, jugend, letteratura, marche, marina and the diamonds, pillole, Protezione Civile, target, tè, terremoto, testata, vintage

Gente.

Sono qui: sono tornata. Anche se in realtà non me ne ero nemmeno andata.

Allora, diciamo che ultimamente ne ho viste così tante da aver proprio bisogno di catarsi. Faccio l’unica cosa che sono in grado di fare quando ci sono tanti problemi: mi preparo il tè e lo sorseggio. Son fatta così, è meglio dell’aspirina, è la panacea. Magari un giorno vi ammorberò per bene con un post tutto dedicato.

Poi magari vi racconterò anche di tutto quello che è successo, e chiederò anche una curiosità ai miei eventuali lettori marchigiani (dai! Non mi dite che non c’è nessuno delle Marche fra noi impillolati!). Anzi no: pongo subito la questione. Quanti accidenti di dialetti/accenti avete nella vostra regione? Perché ho incontrato dei volontari della Protezione Civile Marche (simpaticissimi e in gamba) che parlavano con un misto di toscano e umbro molto chic.

Comunque, ora che sono uscita dal protettissimo bunker del mio pensiero, quel luogo nascosto dal quale mi spreco a giudicare Tutto e Tutti – sperando di non essere da Tutto e Tutti ricambiata – posso dirvi che ho bisogno di rinnovamento e freschezza. Difatti, a meno che non abbiate direttamente letto il post senza guardarvi in giro, in preda alla crisi d’astinenza, avrete di sicuro notato la nuova testata, altrimenti detta La Fighissima Illustrazione Personalizzata Per Me Che Nessuno Può Copiare In Stile Jugend Anni ’20 creata da quella anima eletta di Fed. Ditemi voi se non è una meraviglia: colgo l’occasione per ringraziarla, eleggerla mia illustratrice ufficiale (spero che voglia farmene altre, fra un impegno e l’altro), farle gli auguri per il futuro.

Poi vi presento anche la mia nuovisssssima GROSSA GROSSA PAZZA collaborazione con un sito veramente ben fatto e ben pensato, noto come Hey Kiddo.  Trattasi di un magazine online che si occupa di letteratura, con il target speciale di bambini e adolescenti, ma interesserà sicuramente anche gli adulti. Pensate che mi hanno addirittura dato la possibilità di una rubrica personale, dalla quale, come una specie di balconcino, sbircerò letture, autori e soprattutto scuola, avendo la privilegiatissima posizione di una che a scuola ci va ancora. Le mie opinioni non richieste vi invaderanno quindi con un mezzo in più: che altro si può volere dalla vita? Ah, già, dimenticavo: questo è il mio primo articolo.

Detto ciò, e aggiornati i miei amati concittadini del comune Pillole (VT), vi regalo una canzoncina per risollevarci il morale.

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Scusate

21 lunedì Mag 2012

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita

≈ 12 commenti

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comunicazione di servizio, Emilia, notizie, novità, terremoto, vita

…Ma a causa di piccoli problemini quali terremoti e connessioni strane, non so se riuscirò ad aggiornare simil-regolarmente o a scrivere le solite bischerate. So che capirete.

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Semel in anno licet insanire

02 mercoledì Feb 2011

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita

≈ 17 commenti

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Carnevale, cultura, Emilia, medioevo, porchetta, storia, storia del Carnevale, tradizioni di carnevale

Nel Medioevo, dalle mie parti, si festeggiava il Carnevale in un modo tutto particolare. Ovviamente, come nel resto del mondo conosciuto, si usava invertire i ruoli ricco-povero, padrone-servo eccetera. Però qui succedeva anche qualcos’altro: dal balcone del palazzo del governatore si gettavano prelibatezze che il popolo non osava manco sognare.

Salame, costolette, polli, pernici, ogni ben di Dio, roba che la folla aveva molto più di bestiale che di umano: la carne non la si vedeva mai sulla tavola, e la gente si ammazzava pur di dare un morsetto una volta all’anno.  Pensate che nel gran finale veniva lanciata al popolo anche una meravigliosa porchetta, tutta intera dico, un maialone grasso e squisito con ancora la mela in bocca.

Peccato che subito dopo tiravano anche l’olio bollente con cui era stato cotto.

Adesso, invece, siamo molto più evoluti.

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