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Vita In Pillole

~ Tipico blog di un'adolescente atipica

Vita In Pillole

Archivi tag: elezioni

Patriots

24 domenica Feb 2013

Posted by LadyLindy in L' attualità vista da un'adolescente

≈ 42 commenti

Tag

attualità, elezioni, elezioni 2013, franco battiato, maggiorenne, notizie, patriots, politica, up patrots to arms, urna, votare

Novità di novità:  l’ultimo articolo per HeyKiddo e quello per Clamm Magazine!

Io in quanto a grandi scoperte di attualità ero rimasta al fatto che il vitello tonnato della Gianni Negrini è superbamente buono. (Ehi, Negrini, ti ho fatto la marketta! Alle bloggher markettare si regalano i prodotti per ringraziarle… non è che ci faresti un pensierino? E non lo scrivo per furbizia, eh, altrimenti avrei parlato di Dior.) Questo era il mio punto di arrivo per quanto riguarda le notizione dell’ultimo minuto.

E invece all’improvviso mi sono svegliata in campagna elettorale. Che ansia, che disagio. Bene: sono una cittadina, ho il magico potere del voto per la prima volta nelle mie manine dalle unghie pittate di blu. Siamo gente attiva, siamo gente che la domenica mattina non sta mica a cincischiare col cappuccino e la brioche (oddio, a dire la verità di solito sì), noi raccogliamo le ossa in un fagottino e andiamo a votare con il Tricolore sventolante al vento del Belpaese, con la matita in mano, il sorriso sulle labbra, la sicurezza di chi…

BALLE.

Non è vero niente. Io son stata male fino a cinque secondi prima di entrare nella cabina. Son stata male perché quello che si andrà a decidere sarà anche (e soprattutto) il mio futuro, di quelli che in cabina ci sono entrati per la prima volta. Fatto sta che questa giornata, 24 Febbraio 2013, rimarrà indelebile negli annali delle mie avventure imbarazzanti. Dopo ore di demoni interiori, ripensamenti, strategie architettate e piani scartati – avevo per esempio pensato di mettermi a cantare fortissimo Lugano Addio per creare scompiglio ai seggi e impossessarmi di tutto il baraccone, ma poi mi hanno fatto notare la possibilità di chiamare i carabinieri – mi son ritrovata in coda per le urne, con tanto di cappellino anni ’40 giusto per rimarcare il primo voto femminile.

Mentre attendevo il mio turno, riflettevo sulla simpatica variabilità di significati della parola “urna”, che oltre a designare lo scatolone fabbricone dove imbucano le schede, indica anche il vasino del capolinea per le ceneri umane. Poi, tutto d’un tratto, sento un “prego”. Prego? Che accidenti vuol dire? Oddio, devo entrare. Oddio, tocca a me. Si va in scena e mi sono scordata tutto il copione. Cammino, mi fissano, mi studiano, allungo la carta d’identità, nella quale c’è la mia foto (segnaletica da galeotta). Poi la mia tessera elettorale ancora lucida di stampa. Prendo la matitina bellissima. Poi non so più che fare. Minchia in umido.

Guardo le cabine, le fisso per quella che dev’essere una mezz’ora, le studio. Mi serve una mappa per capire come farmi strada in quella strana costruzione. Allungo una mano, gratto, tiro, mordo, prendo a calci la tendina, la quale ha finalmente la decenza di aprirsi. Sento su di me lo sguardo fra l’interrogativo, il compassionevole e l’interrogatorio di tutti i presenti. Poi arriva il momento della verità, per il quale nessuno è mai abbastanza preparato.

Infilo la maschera di una seria e consapevole cittadina, convinta del suo diritto-dovere appena esercitato. L’impalcatura ha un attimo di cedimento quando mi rendo conto che la scheda è meglio piegarla una volta in più, poi in un ultimo atto di vigliaccheria non la infilo io nell’urna cineraria, ma il gentile tizio di fronte a me, mosso da evidente compassione cavalleria d’altri tempi. Tutto è finito, ed è subito un “basta” che mi rimbomba nel cervello. Fuori dall’aula, gente con delle strane spillette appuntate alla giacca mi saluta. Non ricambio, perché oggi sono particolarmente maleducata.

Buon voto a tutti.

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Racconti brevi (un regalo di fine anno)

28 venerdì Dic 2012

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita, Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

≈ 21 commenti

Tag

AHAHA ho taggato questo post letteratura, capelli, cucina, elezioni, gnocchi alla romana, letteratura, nuovo anno, racconti brevi, ricetta, tè, tessera elettorale

Perché al mondo c’è sempre bisogno di leggere le mie boiate.

Racconto breve 1: L’ungitrice di teglie

C’era una volta, nel paese degli Arancini Scoppiati [CLICK], una giovane pulzella incerta del suo futuro, che però di una cosa era assai sicura: voleva dimenticare gli errori passati e provare, per inaugurare il nuovo anno degnamente, di essere una vera Donna Di Casa. Le convenzioni sociali del paese degli Arancini Scoppiati prevedevano che le vere Donne Di Casa sapessero cucinare. Questa pulzella aveva evidenti difficoltà a riguardo.

La nostra eroina era anche stufa e arcistufa di veder cucinate sempre le solite cose, per quanto buone, giacché l’abitudine è la morte di ogni cosa buona. Decise quindi, in un impeto dettato probabilmente dalla giovane età e dalla conseguente irruenza adolescenziale, di radunare accanto a sé qualche fedele suddito per avere supporto morale, ma poi chissenefrega del supporto morale, in realtà voleva solo far fare agli altri il lavoro sporco per prendersi i meriti finali.

Dunque, essendosi cocciutamente messa in testa che il prossimo capolavoro culinario sarebbero stati degli gnocchi alla romana [CLICK per la ricetta] (per tutto il tempo chiamati “gnocchi romani”), la Nostra mise della musica dei Belle & Sebastian, impartì ordini alla ciurma e si compiacque di come ogni cosa filasse liscissima. Fino al momento fatale della domanda trabocchetto.

Uno dei sudditi si permise, con irriverenza evidentemente spropositata, di porre alla pulzella di buona volontà la seguente domanda:

“Ma senti un attimo… te sei capace di separare i tuorli dall’albume?”

Parole grosse. Parole di quelle che mettono in questione tutta una vita. Il suddito ne era ben consapevole, mentre con una mano spaccava il guscio dell’uovo, con l’altra faceva piroettare il nucleo rosso, e concludeva il gioco di prestigio separando le due parti in due distinte ciotole. Questo fu il momento in cui la protagonista si sentì colpita dritto nell’orgoglio: e che ci vorrà mai? Prese un uovo. Lo torturò un po’ sul bordo di ceramica. Tirò nel punto in cui si era formata la crepa, prontissima ad afferrare il tuorlo prezioso con l’altra metà di guscio.

SPLAT!

Qualcosa andò storto. Un cadavere arancio scuro si squagliava fra le sue dita. Bava trasparente, chiara d’uovo, filamenti inquietanti di quello che un giorno sarebbe potuto diventare pulcino, tutto assieme in un mischione ormai inutilizzabile. Una disfatta bruciante, la sfiducia delle truppe, la perdita della battaglia.

Fu così che la ciurma, previa democratica votazione, deliberò l’ammutinamento, organizzò un No Uovo Day, ostracizzò la sua legittima sovrana spedendola lontano dal paese degli Arancini Scoppiati. La pulzella infelice venne così relegata con disprezzo, durante l’esilio, ad una più consona occupazione: non essendo in grado di cucinare (e soprattutto di separare i tuorli dall’albume), fu costretta a passare il resto della giornata ad ungere le teglie da infornare. Le teglie erano grandi e il burro poco.

Ma in questo momento di difficoltà, ecco che non tutti i mali vennero per nuocere e la ragazzina capì finalmente quale mestiere avrebbe potuto fare fino alla fine dei suoi giorni: grazie al suo lavoro inizialmente disprezzato, apparentemente poco dignitoso ed inutile, gli gnocchi degli altri (quelli che sapevano separare i tuorli dall’albume) non si sarebbero bruciati.

Epilogo: fatto sta che gli gnocchi vennero buonissimi.

Fine del racconto breve 1.

Racconto breve 2: Il meraviglioso mondo dell’urna

Era una giornata come le altre, apparentemente tranquilla e banale, esattamente come l’incipit di questo racconto. Ma spesso, anche gli incipit più banali possono nascondere svolgimenti sensazionali, esattamente come il racconto stesso che andate a leggere.

Insomma, se vi siete stancati di similitudini incrociate e altri ragionamenti senza chignon né coda, tenete duro e andate avanti. In questa giornata apparentemente tranquilla, che come avrete capito dall’avverbio “apparentemente” non sarà stata tranquilla a lungo, l’odio e la misantropia regnavano placidamente come al solito. Le foglie seguivano la loro usuale traiettoria a spirale per lanciarsi a terra. I miei capelli erano spettinati. Insomma, per farla breve sennò non sarebbe un racconto breve, come un fulmine a ciel sereno ecco che avvenne l’inaspettato.

Suonarono alla porta. Andai alla porta. Aprii la porta. Rimasi sulla soglia della porta. (Se ve lo state chiedendo, la protagonista della vicenda non è la porta.) E chi spuntò? Non un assassino, non un testimone di Geova, non un venditore di aspirapolvere, ma un individuo che da subito m’insospettì, perché portava i caratteristici indumenti da lavoro delle Poste Italiane. Senonché scoprii che l’individuo vestito da postino era un postino. Egli fece una tipica azione da postino, cioè mi consegnò una lettera.

Non è vero: non era una lettera, bensì una cartolina (perché bisogna essere precisi quando si scrive, quindi sappiate anche che l’ora esatta era 16:36, c’era il sole già in fase di tramonto, spirava una leggera brezza da nord-ovest, ero vestita di blu). Codesta benedetta cartolina diceva, in poche parole: “La Signoria Vostra è invitata a presentarsi qui alla tal ora per ritirare la sua tessera elettorale”. E subito la mia espressione fu identica a quella della Madonna dei Sette Dolori con tanto di pugnali e lacrime. (Così intanto abbiamo esaurito la suspence)

Per prima cosa, fu un duro colpo vedermi chiamare “Signoria Vostra”. Poi la notizia mi aprì un variegato ventaglio di possibilità, una volta ritirato l’inquietante documento – per citarne qualcuna: non andare a votare (immediatamente scartata), scrivere il mio nome sulla tovaglia con sopra i simbolini carucci dei partiti, scrivere parolacce e disegni osceni sulla suddetta tovaglia, chiudere gli occhi e puntare la matita a caso, votare scheda bianca (già scartata anche questa per coerenza),…

Fu così che rimasi lì, in quella giornata irrimediabilmente cambiata, con quella cartolina appoggiata sulle gambe e il mio sguardo perso in ansie e timori, proprio come nel quadro Ricordo di un dolore di Pellizza da Volpedo. [VEDI]. Niente sarebbe stato più lo stesso.

Andai a farmi un tè.

Amara fine del racconto breve 2.

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I’d rather be a comma than a full stop

03 venerdì Giu 2011

Posted by LadyLindy in L' attualità vista da un'adolescente, Pensieri di sfuggita

≈ 20 commenti

Tag

acqua pubblica, Alternative rock, amore, attualità, Berlusconi, Coldplay, Death and All His Friends, elezioni, legittimo impedimento, musica, notizie, nucleare, primavera, referendum, scuola, vita, Viva la Vida

Rinfrancata dall’aver concluso praticamente tutti i miei impegni con successo, dalle cose crucche ai vari spettacoli, dalla scuola ai vari incontri portati dal dolce vento primaverile, la soddisfazione diventa addirittura una certa gioia scintillante se aggiungiamo l’uscita del nuovo singolo dei semidei Coldplay (Every Teardrop is a Waterfall, con cui probabilmente vi sfrangerò i regal maroni citandolo ogni due per tre), e ovviamente la bellissima sconfitta  del Cirque du Berlusqueil alle recenti elezioni.

E’ proprio uno di quei momenti in cui sei felice di aver tenuto in freezer una bella bottiglia di champagne, a meno che tu non abbia mai toccato un goccio di alcolici come me e non abbia nemmeno l’intenzione di iniziare. Quindi, a pensarci bene, lascerò lo champagne a qualcun altro e festeggerò con voi (ringraziate la mia idiosincrasia verso l’alcool, o non avreste mai potuto leggere una perla di post come questo, non so se mi spiego). E poi, la felicità più grande sta nel costruire dei bei rapporti con le persone a cui tieni, una cosa che si fa giorno per giorno – e mi sta prendendo la crisi da filosofite, non voglio farvi commuovere cerebralmente – perché certi incontri, certe strade che casualmente si incrociano nel gioco della vita, sembrano davvero un dono (di chi? Non lo so). Posso dire che i fili del mio futuro si stanno annodando a gomitolo, ma non ho la minima idea di come faranno a sciogliersi, se lo faranno da soli, se dovrò pensarci io, se ci sarà qualche gatto giocherellone e dudù dadadà, come direbbero Minghi e Mietta.

Due cose sole turbano il panorama soleggiato, due nuvolette bastardine, di cui una è solo colpa mia, mentre per l’altra devo chiedere anche a voi lettori – sì, proprio voi. La prima. Sembro una bimbetta stupida e timidina quando mi ripeto che devo parlare ad una certa persona da mesi, ma poi le parole mi vanno in sciopero che nemmeno a Mirafiori. E’ che sarebbe così terribilmente imbarazzante e nonsense. La seconda: drizzate le orecchie, spalancate gli occhi. Se il 12 e il 13 giugno non andate a votare al Referendum, o voi maggiorenni col potere della matita, giuro che vengo lì con uno scolapasta in testa e vi prendo a randellate. Vi strappo le corde vocali, le cuocio e ci gioco a saltare la corda. Vi taglio i tendini del tallone e poi vi faccio camminare, così il vostro corpo cede e rimangono su solo i piedini. Guardate che potrei andare avanti all’infinito, sono esperta e appassionata di torture sadiche.

E già che ci siete, se non volete provare le mie tecniche da Santa Inquisizione, vedete di crocettare 4 meravigliosi SI’ …

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