I casi sono due: o non trovo più molto da dire, e allora lo faccio benissimo, o c’è così tanto da dire che la mole mi mette stanchezza al solo pensiero.
O forse è solo il caldo.
Fatto sta che sto mancando molto dal blog, non scrivo più al ritmo di qualche tempo fa per varie ragioni, e forse dovrei farmi qualche domanda. Che sia il caso di abbassare la serranda, totalmente o temporaneamente?
Nel dubbio, vi lascio riflettere con me sulle note di questa:
Detto questo, si dà il caso che io non faccia niente in maniera acritica, per la scellerata natura che mi è stata donata (a volte mi chiedo se chi di dovere si sia divertito nel farmi così complicata: essere stupidi è molto più comodo). Quindi, mi permetto di mettere in dicussione i suddetti dogmi eterni con le poche competenze che ho; eppure, nonostante le mie domande siano semplicissime come il sorriso di un bimbo, non si trovano quasi mai risposte soddisfacenti.
Come ho detto prima, il fatto di discutere l’indiscutibile mi rende come minimo una cattiva cristiana, come massimo una che ha perso la Fede. Almeno credo. A questo punto mi si aprono alcune possibilità.
1. La Religione fai-da-te. Già ampiamente scartata. Perché queste cose non sono mica come le maschere nutrienti per il viso, che ti puoi scegliere tu gli ingredienti e il metodo di “spalmamento”. O segui una Religione o non lo fai, non puoi scegliere tu le parti che più ti piacciono. Che so, le feste del Buddismo, parte del pensiero islamico e parte di quello cristiano etc. … non sta proprio in piedi.
2. L’ateismo. Penso proprio che sia da scartare per me anche questa possibilità, dato che gli atei non credono all’ esistenza di un essere superiore o divinità, quando invece io credo che un Dio esista, e se ci ha dato una testa per pensare (e quindi anche per confutare) un motivo ci sia, ma quale?
3. L’agnosticismo. Prospettiva interessante. Approccio scettico e sospensione di guidizio. Non so, all’inizio mi puzzava di “conclusione troppo comoda”, però alla fine ho capito questo pensiero: non si riesce ad avere abbastanza elementi per pronunciarsi su determinate questioni, ad esempio su Dio, quindi non si sa. In effetti, il voler a tutti costi affermare di possedere la verità unica sull’origine del mondo eccetera mi sembra un po’ arrogante. Gli agnostici sono alla ricerca della loro Fede, proprio come me. E il pensiero agnostico è quello che, in questo momento confusionario, rappresenta in modo migliore il mio stesso pensiero. Già mi immagino la scena: vado a trovare i nonni, e davanti a una torta di mele faccio il grande annuncio. “Famiglia tutta, voglio comunicarvi che sono diventata agnostica”. Ai miei genitori viene uno stranguglione. I miei nonni, senza aver ben chiaro il concetto, prendono in mano il termometro con una mano e con l’altra alzano la cornetta del telefono per chiamare il dottore. Poi, quando spiego a grandi linee la questione, mia nonna comincia a schierare sul tavolino tutte le immagini sacre che ha (e se non ne ha abbastanza chiede in prestito ai vicini). Mia madre, più aperta, comincia a discutere con me sul perché mi stia avviando verso la selva oscura, mentre mio padre, che ancora si chiede cosa stia succedendo, si informa se sia possibile farsi recapitare uno scatolone di Ostie consacrate direttamente a casa tipo aspirine.
Avviso ai naviganti: questo post sarà lungo, noioso e probabilmente poco interessante. Si parlerà di disquisizioni teologiche che solo una matta ed inesperta 15enne come me, alle 10 di mattina, può concepire. Per la vostra incolumità mentale, forse fareste meglio a chiudere questa pagina. Io vi ho avvertito.
Premessa d’obbligo: nel mio paesino abbastanza narrow-minded, ben lontano dall’apertura culturale delle grandi città (forse per colpa dell’afa in estate e della nebbia in inverno), l’educazione alla religione cattolica è fondamentale. E’ praticamente parallela all’educazione scolastica: una macchina perfettamente (o quasi) organizzata, che ti accalappia dai 5 anni in su e alla quale non puoi sfuggire, come con le lettere di arruolamento per l’esercito in tempo di guerra. Se solo si sgarra un attimo, si viene additati come “disertori”.
Ovviamente tutto questo non ha risparmiato nemmeno la sottoscritta. Ogni domenica, dopo la Santissima Messa delle 10, cartellina alla mano e tutti in canonica per la mezz’ora di Catechismo settimanale, sognando i tortellini che dalla fame vedevo dappertutto. E poi i traguardi massimi: i Sacramenti. Prima la Comunione, poi ovviamente la Cresima. E’ un po’ come quando sei malato e ti fanno ingurgitare tutto d’un fiato il cucchiaione di antibiotico, che neanche te ne accorgi sul momento (poi cominci a sentirti in bocca il saporaccio).
Mi ricordo ancora la Prima Comunione. Estate torrida come non se ne vedevano da secoli. E noi, invece del bikini e una bella bibita ghiacciata, dobbiamo presentarci abbigliate come candidi sacchi per le patate, in palandrana bianca, crocifisso al collo e fiorellini nei capelli. Tutto per quel momentino lì, davanti al prete con l’Ostia in mano; senza contare il pranzo di quattordicimila portate, i cambi d’abito, i soldi, le bomboniere etc. etc.
La Cresima ve la risparmio, è stata una cosa molto simile con la variante del crocifisso disegnato sulla fronte invece dell’Ostia (che non chiamo in altri modi perché Internet è pubblico).
Allora era tutto una specie di gioco. Come fanno i bambini a capire quello a cui vanno incontro? Il modo in cui sono segnati per sempre? E perché quasi sempre i bambini vengono battezzati appena nati, quando non sanno minimamente cosa sta succedendo? Non è un po’ come fregarli, dato che poi si passa tutta la loro infanzia a spiegar loro che quello che è stato fatto è buono e giusto? Per esempio, se non mi avessero mai battezzato da piccola e me lo venissero a proporre adesso, a 15 anni, potrei riflettere bene sulle conseguenze che ciò comporterebbe… magari direi di no, magari di sì, chi lo sa. (E solo dicendo questo basterebbe per non essere più una fedele… devo aspettarmi una scomunica da Ratzi?)
Di certo sarei più consapevole di una piccola neonata che pensa di farsi un bagnetto come tanti.
Ma passiamo alla mia visione attuale delle cose. Secondo me è molto importante distinguere Religione e Chiesa. La Religione è la risposta che l’uomo si dà per le grandi domande della vita, e questa risposta può essere un modo diverso per arrivare ad uno stesso obiettivo. E fino a qui va bene.
Parlando del Cristianesimo in particolare, ammiro la figura di Gesù di Nazaret perché era un vero rompiballe. No, non prendetemi per blasfema (anche se dietro ogni blasfemo c’è un giardino incantato), rompiballe nel senso che andava contro il sistema, era scomodo, sovvertiva l’ordine ingiusto delle cose, poneva tutti, uomini e donne, grandi e bambini, su un piano di uguaglianza – per questo l’hanno ammazzato. Era coraggioso, questo sì. Ma alla fine, era un profeta (infatti così è visto da altre religioni), un semidio o un Dio? Se fosse stato davvero un profeta, cosa avrebbe avuto più di tanti altri profeti che sono vissuti? Anche loro magari avrebbero avuto messaggi importanti e belli. Però, a questo punto non si ridurrebbe una Religione ad una filosofia? E qui si apre un altro dubbio: come si distingue una Religione da una filosofia di vita?
Continuiamo. La mia polemica riguarda la Chiesa, che come ho detto non è la Religione. La Chiesa è fatta di uomini, non di divinità, e in quanto tale è fallibile. Ma allora, se i preti sono umani quanto me, che diritto hanno di interpretare le Sacre Scritture al posto mio, magari facendomi capire solo quello che vogliono loro? Nel Cattolicesimo protestante, ad esempio, i pastori non interpretano le Sacre Scitture ma si limitano a guidare le preghiere. Per non parlare di tutti i problemi che la Chiesa e il Vaticano hanno creato all’Italia in tutta la sua storia, strumentalizzando il messaggio di Cristo pe piegarlo ai suoi sporchi comodi… pensate che fra i santi ci sono anche degli assassini (vedi San Cirillo nella storia di Ipazia). Il video qui sotto spiega molte cose:
E ora trovatemi un bravo teologo che risponda alle mie domande. O, se preferite, uno psicanalista.