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Vita In Pillole

~ Tipico blog di un'adolescente atipica

Vita In Pillole

Archivi della categoria: Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

Poesia quasi futurista e un po’ confessionale su un’esperienza in banca

13 martedì Gen 2015

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita, Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

≈ 10 commenti

Tag

banca, crescere, economia, mary poppins, personale, poesia, soldi

13 gennaio 2015

buongiorno carissima buongiorno come va

non c’è male grazie

e a casa la famiglia come va

non c’è male grazie

e gli esami lo studio come va

non c’è male grazie

sono tempi difficili eh?

eh!

eh.

allora dunque vediamo un attimo solo

soldi soldi soldi

finanza finanza finanza

investi risparmia rischia un po’ non troppo però d’altronde

sono tempi bui eh?

eh!

eh.

clac clac più meno per diviso percento clac clac clac

senta scusi io sinceramente non ci sto capendo proprio un cazzo

come?

cosa?

no stavo scherzando ehehehehe

hihihihi

ecco manca solo una firmetta qui,

un’altra qui un’altra qui un’altra qui una un po’ più in basso

la biro è legata alla scrivania con la catenella, avete paura che ve la rubi?

come?

cosa?

no stavo scherzando ehehehehe

hihihihi

è stato un piacere tanti saluti

saluti anche a lei a casa a tutti quanti in particolare la zia che prima la vedevo sempre al mercato a prendere il riso apollo quello che profuma e si fa bollito e scambiavo sempre due parole ma ora è da un po’ che non la vedo più ah spero non sia nulla di grave eh meno male allora vabbè ci si rivede alla prossima tante belle cose

FINE.

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Come un giorno a Trieste può svelare ricordi e tesori

29 mercoledì Gen 2014

Posted by LadyLindy in Dato che a scuola ci vado pure io..., Pensieri di sfuggita, Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

≈ 13 commenti

Tag

castello di Miramare, foto, friuli venezia giulia, italo svevo, james joyce, letteratura, prima guerra mondiale, redipuglia, santuario di redipuglia, storia, trieste, viaggi, viaggio

(Ah, molto presto scriverò qualche altissima critica cinematografica su Frozen perché così è deciso)

Ecco, salve, ehm, ci sono. Nonostante tutti i muri contro i quali sto sbattendo il nasino ultimamente (ma anche alcune soddisfazioni che sto vivendo, non è giusto svalutare sempre le cose belle a vantaggio della negatività) ho finalmente trovato il tempo di scaricare e mettere a posto qualche foto dalla splendida Trieste.

Allora. Ho visitato Trieste a inizio Ottobre, un po’ prima del mio compleanno e dei grandi cambiamenti che poi sarebbero seguiti. Da tanto volevo farlo, anche perché pensare alla grande atmosfera letteraria che vi si respira(va) e a quella posizione a metà fra la tradizione italiana e quella mitteleuropea, all’insieme straordinario di culture, dialetti, montagne, mare, roccia, castelli, storia, Asburgo, caffè e chiesette mi metteva euforia.

Particolarmente pericoloso per la mia salute mentale e i miei improvvisi slanci di entusiasmo storico è stato visitare il castello di Miramare. Il destino del povero Massimiliano (o Maxy, come lo chiamo io) e di Carlotta mi rende triste quasi come il ricordo della biblioteca di Alessandria. Ma ora passiamo a rovinare questi pochi appunti con le foto che ho tentato di scattare, e ricordate amici miei, passare il mouse sulle immagini non costa nulla ma dà grande soddisfazione (ad uno psicanalista)!

In rigoroso ordine “come capita”:

[All’interno del castello di Miramare è proibito fare foto e riprese, non prendetevela con me]

statua

fontana

Purtroppo ci sono note dolenti. Questi territori non sono tutti armonia mitteleuropea, affascinanti monumenti storici e nostalgie austriache. Considerato l’importante centenario che ci si appresta a “celebrare” (mai verbo mi è suonato meno appropriato), ovvero 1914 – 2014, Prima Guerra Mondiale, era d’obbligo, anche solo per cultura / esperienza personale, passare per l’imponente sacrario di Redipuglia. La zona è quella carsica fra Trieste e Gorizia. Il luogo è un immenso parco adibito a cimitero monumentale, con lapidi dalla riconoscibile estetica fascista, che però rende ancora la sensazione di un certo sgomento nel visitatore. Non solo per le targhe all’entrata, ma anche per l’inquietante ripetizione della parola “presente” sopra ai nomi dei tantissimi soldati caduti, come avveniva ogni giorno all’appello, e come è avvenuto, in un certo senso, nel momento della morte.

redipuglia presente

redipuglia lapide

trincea

Per concludere con un’immagine più leggera, ecco qui la splendida Trieste, vista da un’altura

trieste

 Spero di essere tornata abbastanza degnamente dopo la pausa di un mese abbondante. Fatemi sapere di voi, amici. Siete mai stati a Trieste? Io sono rimasta assolutamente incantata, e mi sto interessando sempre più alla storia di questi territori, anche perché ultimamente le famose questioni foibe/Irredentismo/Presa di Fiume/sloveni/minoranze etniche/Indipendentismo/esuli istriani stanno generando sempre più ampi dibattiti. Se solo si potesse condividere questi tesori e queste memorie fra tutti, custodendo le lezioni del passato e ammirando l’arte e la cornice naturale.

Ma basta con le banalità, torniamo a formare dei circoli letterari partendo da qui, sulle orme di Svevo e Joyce! Avanti, impillolati miei, date sfogo alle idee!

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Scappare a Roma: imperatori fighi e chiese vanitose

18 mercoledì Set 2013

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita, Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

≈ 27 commenti

Tag

adriano, animula vagula blandula, arte, castel sant'angelo, colosseo, Da Giggi, fontana di trevi, foto, foto pretenziose, giordano bruno, guardie svizzere, imperatore adriano, laocoonte, libertà, panorami, piazza navona, Roma, san pietro, statue, tevere, vacanze romane, Vaticano, viaggi

Sono viva!

Sono soltanto seppellita da cose da fare e da pensare.

Approfitto degli ultimi scampoli di libertà che mi sono concessi, prima che l’università mi fagociti definitivamente. E ritorno, come ai bei vecchi tempi, a mostrarvi qualche fotina senza troppe pretese della mia ultima fuga a Roma, rigorosamente in ordine sparso.

C’è chi dice che Roma sia la città più bella del mondo: è vero.

Però ormai questa bellezza è più decadente che mai, e chissà, forse è proprio questo a far parte del suo fascino. Di sicuro c’è soltanto che ad ogni vicolo ed angolo si possono trovare incredibili sorprese, troppe anche solo da elencare: un esempio su tutti, il ristorante in cui mi sono abbuffata di amatriciana e spaghetti cacio e pepe (ehm) (per la cronaca, il ristorante è questo qui, consiglio caldamente).

Ma non vi ammorberò oltre, lasciamo parlare quegli sgorbi assoluti capolavori che sono le mie splendide foto – e ricordate amiscci, passate sempre il mouse sull’immagine per leggere il mio pregevole commento ed avere dunque una comprensione più piena e completa delle boiate che sparo!

E infine, sperando di non averla tirata troppo per le lunghe, non poteva mancare una delle mie scene preferite di Vacanze Romane.

P.S. Ringraziatemi che non ho chiamato il post “Vacanze Romane” o “Fotine”, eh. Dai, sto aspettando.

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Racconti brevi (un regalo di fine anno)

28 venerdì Dic 2012

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita, Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

≈ 21 commenti

Tag

AHAHA ho taggato questo post letteratura, capelli, cucina, elezioni, gnocchi alla romana, letteratura, nuovo anno, racconti brevi, ricetta, tè, tessera elettorale

Perché al mondo c’è sempre bisogno di leggere le mie boiate.

Racconto breve 1: L’ungitrice di teglie

C’era una volta, nel paese degli Arancini Scoppiati [CLICK], una giovane pulzella incerta del suo futuro, che però di una cosa era assai sicura: voleva dimenticare gli errori passati e provare, per inaugurare il nuovo anno degnamente, di essere una vera Donna Di Casa. Le convenzioni sociali del paese degli Arancini Scoppiati prevedevano che le vere Donne Di Casa sapessero cucinare. Questa pulzella aveva evidenti difficoltà a riguardo.

La nostra eroina era anche stufa e arcistufa di veder cucinate sempre le solite cose, per quanto buone, giacché l’abitudine è la morte di ogni cosa buona. Decise quindi, in un impeto dettato probabilmente dalla giovane età e dalla conseguente irruenza adolescenziale, di radunare accanto a sé qualche fedele suddito per avere supporto morale, ma poi chissenefrega del supporto morale, in realtà voleva solo far fare agli altri il lavoro sporco per prendersi i meriti finali.

Dunque, essendosi cocciutamente messa in testa che il prossimo capolavoro culinario sarebbero stati degli gnocchi alla romana [CLICK per la ricetta] (per tutto il tempo chiamati “gnocchi romani”), la Nostra mise della musica dei Belle & Sebastian, impartì ordini alla ciurma e si compiacque di come ogni cosa filasse liscissima. Fino al momento fatale della domanda trabocchetto.

Uno dei sudditi si permise, con irriverenza evidentemente spropositata, di porre alla pulzella di buona volontà la seguente domanda:

“Ma senti un attimo… te sei capace di separare i tuorli dall’albume?”

Parole grosse. Parole di quelle che mettono in questione tutta una vita. Il suddito ne era ben consapevole, mentre con una mano spaccava il guscio dell’uovo, con l’altra faceva piroettare il nucleo rosso, e concludeva il gioco di prestigio separando le due parti in due distinte ciotole. Questo fu il momento in cui la protagonista si sentì colpita dritto nell’orgoglio: e che ci vorrà mai? Prese un uovo. Lo torturò un po’ sul bordo di ceramica. Tirò nel punto in cui si era formata la crepa, prontissima ad afferrare il tuorlo prezioso con l’altra metà di guscio.

SPLAT!

Qualcosa andò storto. Un cadavere arancio scuro si squagliava fra le sue dita. Bava trasparente, chiara d’uovo, filamenti inquietanti di quello che un giorno sarebbe potuto diventare pulcino, tutto assieme in un mischione ormai inutilizzabile. Una disfatta bruciante, la sfiducia delle truppe, la perdita della battaglia.

Fu così che la ciurma, previa democratica votazione, deliberò l’ammutinamento, organizzò un No Uovo Day, ostracizzò la sua legittima sovrana spedendola lontano dal paese degli Arancini Scoppiati. La pulzella infelice venne così relegata con disprezzo, durante l’esilio, ad una più consona occupazione: non essendo in grado di cucinare (e soprattutto di separare i tuorli dall’albume), fu costretta a passare il resto della giornata ad ungere le teglie da infornare. Le teglie erano grandi e il burro poco.

Ma in questo momento di difficoltà, ecco che non tutti i mali vennero per nuocere e la ragazzina capì finalmente quale mestiere avrebbe potuto fare fino alla fine dei suoi giorni: grazie al suo lavoro inizialmente disprezzato, apparentemente poco dignitoso ed inutile, gli gnocchi degli altri (quelli che sapevano separare i tuorli dall’albume) non si sarebbero bruciati.

Epilogo: fatto sta che gli gnocchi vennero buonissimi.

Fine del racconto breve 1.

Racconto breve 2: Il meraviglioso mondo dell’urna

Era una giornata come le altre, apparentemente tranquilla e banale, esattamente come l’incipit di questo racconto. Ma spesso, anche gli incipit più banali possono nascondere svolgimenti sensazionali, esattamente come il racconto stesso che andate a leggere.

Insomma, se vi siete stancati di similitudini incrociate e altri ragionamenti senza chignon né coda, tenete duro e andate avanti. In questa giornata apparentemente tranquilla, che come avrete capito dall’avverbio “apparentemente” non sarà stata tranquilla a lungo, l’odio e la misantropia regnavano placidamente come al solito. Le foglie seguivano la loro usuale traiettoria a spirale per lanciarsi a terra. I miei capelli erano spettinati. Insomma, per farla breve sennò non sarebbe un racconto breve, come un fulmine a ciel sereno ecco che avvenne l’inaspettato.

Suonarono alla porta. Andai alla porta. Aprii la porta. Rimasi sulla soglia della porta. (Se ve lo state chiedendo, la protagonista della vicenda non è la porta.) E chi spuntò? Non un assassino, non un testimone di Geova, non un venditore di aspirapolvere, ma un individuo che da subito m’insospettì, perché portava i caratteristici indumenti da lavoro delle Poste Italiane. Senonché scoprii che l’individuo vestito da postino era un postino. Egli fece una tipica azione da postino, cioè mi consegnò una lettera.

Non è vero: non era una lettera, bensì una cartolina (perché bisogna essere precisi quando si scrive, quindi sappiate anche che l’ora esatta era 16:36, c’era il sole già in fase di tramonto, spirava una leggera brezza da nord-ovest, ero vestita di blu). Codesta benedetta cartolina diceva, in poche parole: “La Signoria Vostra è invitata a presentarsi qui alla tal ora per ritirare la sua tessera elettorale”. E subito la mia espressione fu identica a quella della Madonna dei Sette Dolori con tanto di pugnali e lacrime. (Così intanto abbiamo esaurito la suspence)

Per prima cosa, fu un duro colpo vedermi chiamare “Signoria Vostra”. Poi la notizia mi aprì un variegato ventaglio di possibilità, una volta ritirato l’inquietante documento – per citarne qualcuna: non andare a votare (immediatamente scartata), scrivere il mio nome sulla tovaglia con sopra i simbolini carucci dei partiti, scrivere parolacce e disegni osceni sulla suddetta tovaglia, chiudere gli occhi e puntare la matita a caso, votare scheda bianca (già scartata anche questa per coerenza),…

Fu così che rimasi lì, in quella giornata irrimediabilmente cambiata, con quella cartolina appoggiata sulle gambe e il mio sguardo perso in ansie e timori, proprio come nel quadro Ricordo di un dolore di Pellizza da Volpedo. [VEDI]. Niente sarebbe stato più lo stesso.

Andai a farmi un tè.

Amara fine del racconto breve 2.

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Film storici: altri brevi ed insindacabili giudizi

22 sabato Set 2012

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita, Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

≈ 22 commenti

Tag

amazing grace, casanova, catherine deneuve, cinema, film di charlie chaplin, l'histoire d'adèle h., laurence olivier, les parapluies de cherbourg, molière, my week with marilyn, nell gwynn, period drama, picnic ad hanging rock, presentazione powerpoint, stage beauty, the king is dancing, vivien leigh

La prima parte, vi ricordo, è qui. In questa parte abbiamo abbondato in francesità, io vi ho avvisati. 

Premetto una cosa. La scuola è iniziata da una settimana, e la parola “maturità” è stata pronunciata più o meno 309.455.900 volte. Io cosa decido di fare? Interpreto la persona seria e coscienziosa? Apro i libri di scuola e cerco di trovare un’utilità al programma di matematica?

Ovviamente no.

Le mie reazioni sono state le seguenti:

♥ Pianificare un viaggio a Londra da intraprendere dopo l’esame (senza rendersi conto che prima l’esame va anche superato)

♥ Buscarmi una specie di raffreddore molesto misto a mal di gola e allergia al pullman acaroso

♥ Dedicarmi anima e corpo alla maratona cinematografica dei film di Charlie Chaplin

♥ Dedicarmi anima e corpo alla conseguente adorazione di Charlie Chaplin in ogni modalità possibile

♥ Aprire una presentazione powerpoint dal titolo “Tesina”, chiuderla così com’è e sentirmi soddisfattissima del lavoro svolto

♥ Studiare un modo, assieme ad un complice consapevole e ad uno inconsapevole, per prendere possesso del continente eurasiatico, partendo dalla Russia, con metodi non bellici. Il piano è semplice ma lungo da spiegare, comunque saprete tutto quando sarò riuscita nel mio intento e avrò conquistato il mondo

♥ Diffondere la conoscenza del cartone animato Il Mignolo col Prof in mezzo a gentaglia profondamente ignorante in materia

♥ Decidere di iniziare a studiare la botanica e diventare una persona col pollice verde

♥ Riflettere sui period drama che ho visto e condividere con voi la mia infinita saggezza, in modo da risultare finalmente una bloggher utile, di quelle che prima o poi fanno l’applicazione per aifono e vengono richieste ai gran galà di blogghers, mangiano sushi a gratis e hanno miliardi di siti creati da haters.

Cominciamo: Parte 2.

Stage Beauty

Sono buona. Inizio con un film not bad. Insomma, la cosa positiva è il punto di vista insolito della vicenda: quando in Inghilterra hanno finalmente potuto recitare legalmente anche le donne, tutti a dire bravo bravo, che figata, adesso possiamo fare i maialozzi a rigor di legge invece di dover imbucarci nelle osterie di Soho. Invece le cose non sono state tanto semplici: e gli attori che avevano studiato apposta per interpretare le donne? Loro non potevano mica imparare altro. Già era un miracolo se da polli non eran diventati capponi. Ecco, questo ha reso Stage Beauty molto interessante, anche per una certa accuratezza storica (oh, a proposito, Carlo II è veramente un grande, poi io farei carte false per conoscere lui e Nell Gwynn, entrambi ritratti benissimo nel film). Voto: 3 e tre quarti /5

Molière

Film biografico: c’è un periodo poco conosciuto nella vita di Molière, e qui ci viene proposta un’ipotesi romanzata dibbrutto su cosa possa essere successo nell’arco di tempo di un anno – l’anno prima di iniziare a scrivere esclusivamente commedie. L’attore che interpreta Molière è un boss, e salva un po’ tutta la faccenda. Ora vorrei lanciare un appello. Cari costumisti, dei quali non conosco il nome perché non si trova manco ad essere agenti della CIA, io vi prenderei a secchiate in testa. Avete messo ad ogni personaggio femminile degli abiti vittoriani. VITTORIANI. Anche le acconciature, eh! Perché se dovete fare una cavolata la fate per intero. Ma vi sembra? Costumi femminili a parte, il film scorre piuttosto bene. Voto: 3/5

Le roi danse

 Credo che questo film (come molti di quelli francesi ambientati nel periodo barocco) sia praticamente introvabile in italiano. Ma io dovevo vederlo perché c’è Luigi XIV. E devo dire che le interpretazioni degli attori principali sono proprio godibili, in particolare vi gusterete Benoît Magimel coi muscolazzi tutti cosparsi d’oro. Molto bella la descrizione del rapporto fra il Re Sole e Lully, e tutto l’entourage nei primi anni di regno. Comunque Lully è stato veramente stronzo poco carino con Molière, eh! Sembra quasi che sia stato il karma a procurargli la sfilzettata al piede col bastone (vedi: la prima splatterissima scena del film). Accuratezza storica molto buona. Voto: 4/5

L’histoire d’Adèle H.

La Adjani e i ruoli vittoriani sono uno splendido connubio. Se poi aggiungiamo che il personaggio di Adèle Hugo, figlia di Victor Hugo, è generalmente poco conosciuto ma affascinante da matti… abbiamo una chicca cinematografica per le mani. Regista: Truffault, mica mio cugggino! Piuttosto azzeccati anche i costumi (avete capito, tizi di Molière?), indicato per giornate autunnali e piovose, con tanta cioccolata, in modo da non sprofondare nella cupezza. Voto: 4,5/5

My week with Marilyn

Dico solo: che delusione! Ma veramente è tratto da un diario vero? Mi sento profondamente offesa in quanto fan numero uno della coppia Vivien Leigh – Laurence Olivier, perché li hanno rappresentati in maniera vergognosa, storicamente inaccurata e poco credibile. Gli attori non sono male, poi c’è pure Judi Dench che per me vale sempre la pena, però si capisce che questo insieme di clichés su Marilyn è fatto apposta per attirare Oscar e applausi ovunque. La Williams è stata coraggiosa ad accettare un ruolo simile (è un’arma a doppio taglio, interpretare un’icona del genere può fregarti definitivamente), ma per qualche motivo non mi ha convinta del tutto. Sorvolo sull’inutilissimo personaggio di Emma Watson. Vabbè, questo commento è sconclusionato, leggetevi questo articolo che è meglio. Voto: 1/5

Picnic ad Hanging Rock

Stranissimo film, probabilmente uno di quelli che ami o detesti. Surreale e metafisico, è definito noir anche se non si arriva mai veramente a scene angoscianti (SPOILER: tranne forse quella del suicidio, ma viene rappresentato con una certa delicatezza. FINE SPOILER) – l’angoscia deriva tutta dal senso di attesa, dal nulla che cambia, dai comportamenti inquietanti e quasi inspiegabili di certi personaggi… innumerevoli finezze, citazioni e rimandi, una critica sociale velatissima, dettagli che si colgono solo dopo un certo numero di visoni, costumi meravigliosi. Guardatelo. Voto: 4,5/5

Casanova

Proprio carino! Poi vabbè, ci sono Heath Ledger (RIPPISSIMO FOREVER!) e Jeremy Irons (un uomo che sprizza seduzione sia quando interpreta il professore in Lolita sia quando è l’antipatico inquisitore Pucci), una splendida fotografia che ben si presta ai panorami mozzafiato della Venezia nella sua epoca d’oro, molte gag divertenti, insomma: possiamo perdonare qualche scivolone nella ricostruzione storica. Voto: 3,5/5

Amazing Grace

Cosa vi devo dire, a me Romola Garai sta sulle balle. Senza motivo, ovviamente, perché a me certi attori stanno sulle balle a pelle e a prescindere. Qui, come protagonista femminile, non sarebbe neanche male. L’hanno pure vestita e acconciata bene, con gran perizia. Eppure mi sta sulle balle. Diverso il discorso sulla trama, un racconto ispirato ad una storia vera e votato ai grandi ideali (anti-schiavitù, anticonformismo, anti-tutto), ma soprattutto… grazie per averci offerto Benedict Cumberbatch nei panni del primo ministro Pitt. Questa cosa mancava proprio, ripeto, GRAZIE, è un servizio all’umanità intera che andrebbe pubblicamente riconosciuto. Voto: 3/5

 Tutte le mattine del mondo

Altro film perso nei meandri delle videoteche. Vi consiglio la visione, merita veramente: è anche commovente, ve lo dice una che piange solo quando in un film muoiono i cani. In quest’opera cinematografica ci si concentra poco sulle parole e i dialoghi, essendo le emozioni e la musica (e le connessioni fra queste due cosine) i temi principali a cui viene data la massima importanza. Fra l’altro, farete la conoscenza di un compositore generalmente dimenticato nella polverosa oscurità: Monsieur de Sainte Colombe e i suoi dolori riversati nei pentagrammi per viola. Bravissimo Depardieu. Voto: 4/5

[E ora un film che in realtà non sarebbe da considerare storico, ma a noi non frega un beneamato, perché tanto voglio parlarvene lo stesso e faccio quello che mi pare:]

Les Parapluies de Cherbourg

Dovevo parlarvene. Era un dovere morale proprio, sennò che mi leggete a fare. Io sono qui per questo: farvi conoscere le commedie musicali francesi degli anni ’60, in pieno periodo nouvelle vague ma non precisamente etichettabili come nouvelle vague. Per farla breve: ci tengo così tanto a farvi vedere questo film, che vi metto anche il link su youtube completo e bellissimo. [Click QUI e godetevi la mia magnanimità. Attenzione, è francese sottotitolato inglese] La trama è veramente scontatissima e antica: ragazzo e pischella innamorati, lui deve partire per la guerra, lei deve starlo ad aspettare, lacrime e dolore, non ti scorderò mai, bla bla. Peccato che lei rimane incinta e la madre preme per vederla accasata col tizio ricco che casualmente passava di lì. SPOILER: L’altro torna dalla guerra e ha un po’ perso il filo della sua vita, scopre che la bella amata si è sposata con un altro, e ripiega sull’amica a lungo ignorata. Poi i due amanti originali si ritrovano, a distanza di anni, completamente cambiati. FINE SPOILER. Nonostante il racconto trito e ritrito, questo è veramente un capolavoro, e non soltanto per le canzoni (il film è quasi tutto cantato), ma anche perché la semplicità è solo apparente. Nessuno dei personaggi è completamente innocente, nessuno può essere giudicato, ognuno agisce nell’unico modo che gli si confà, contribuendo alla situazione finale. Va inoltre notato il bellissimo andamento cromatico delle scene, perché ad ogni personaggio è associato un colore che si ripresenta nei contesti adeguati. Insomma dai, ho anche cercato di spiegarvelo seriamente, poi la Deneuve si guarda sempre volentieri. Voto: 5/5

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Gli Asburgo vi salutano un casino.

11 martedì Set 2012

Posted by LadyLindy in Dato che a scuola ci vado pure io..., Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

≈ 30 commenti

Tag

Austria, dante alighieri, danubio, foto, Gustav Klimt, Johann Strauss II, Lapo Gianni, Romy Schneider, viaggio, vienna, wiener blut

♥ Colonna sonora per essere proprio tradizionali al massimo: Johann Strauss – Wiener Blut

Qui è una reduce da Vienna che vi parla, e che si trova nella situazione classica del “non so da dove iniziare”. Innanzitutto, le cose serie, altrimenti mi dimentico: come  da titolo, porto i saluti più cordiali da parte degli Asburgo, e anche dai Babemberg, i quali si sentono molto ignorati. E come dar loro torto.

Poi, vi comunico che se sapessi dove firmare per tornare lì il prima possibile, lo farei subito. Perché Vienna, ovviamente, mi ha incantata. Nonostante sia una capitale, risulta vivibilissima e comoda anche per la più sprovveduta e campagnola delle pennute (leggi: me), ha un centro esclusivamente pedonale, quindi senza sbattimenti di traffico e puzze, gli abitanti (secondo la mia esperienza) sono assolutamente gentili, simpatici e alla mano anche con i turisti (non come in altri posti), e soprattutto è strapiena, ricchissima, strabordante di verde. Ma non quel verde tipo parchetto comunale fatto apposta per non sembrare troppo cementificati. No, questo è un verde naturale, formato dalle foreste che circondano la periferia da secoli, e da sempre rispettato nonostante l’ingrandimento della città.

Fatto sta che in pochissimo tempo si può arrivare dal centro e dalle zone residenziali ai boschi più rigogliosi. Io, infatti, da brava giovane marmotta sono andata anche a scorrazzare per i monti che mi facevano ciao. Mi mancava solo la capretta Fiocco di Neve a portarmi come una schiavetta compiacente sul suo dorso, belando mentre io fotografo Mayerling (sigh, sob, sob, sigh, povero Rodolfoooh, povera Mariaaah) e le abbazie medievali, e… dalla regia mi comunicano che Heidi in realtà è svizzera e non austriaca. La regia è stata opportunamente azzittita.

Un’altra cosa importantissima: Strauss ci ha ingannati tutti. Ci tengo a sottolinearlo e scriverlo in  grassetto, perché è uno scandalo di tali proporzioni da dover essere ben visibile.

Strauss.

Tu mi avevi detto che il Danubio era BLU.

Il valzer si chiama Sul bel Danubio BLU, ho controllato. Anche in tedesco. Non è un errore dei traduttori.

E allora. Allora perché io ho chiaramente visto che era giallo? Tutt’al più verdino, te lo concedo. Ma non blu. Non venirmi a dire che è colpa delle industrie, che ai tuoi tempi era diverso. Secondo me sono tutte balle. Lo comunicherò alla Wiener Philharmoniker, in modo che per il prossimo Capodanno possano porre rimedio a questo increscioso fraintendimento – quando sono passata davanti al Musikverein non ero ancora consapevole della questione, ma troverò un modo per risolverla – e attenzione, non sto parlando del Donaukanal, cioè il canale artificiale che devia il fiume per portarlo a Vienna, ma del Danubio vero e proprio, dove si trova anche il mulino ispiratore del famoso valzer. Ecco la mia schiacciante prova fotografica:

Fermi tutti.

Ho postato una foto prima di avvisarvi. Ma voi ormai dovreste sapere le solite due cose, ovvero:

1. Le mie foto nuocciono gravemente alla salute, e i ricercatori Oral-b non hanno ancora trovato spiegazioni e cure a tale fenomeno;

2. Passate il mouse sulle immagini, altrimenti è come mangiare i fonzies senza leccarsi le dita.

Ma prima di immergerci nella galleria fotografica, vi informo che a Vienna gli esseri umani si cibano essenzialmente solo di dolci. Ci sono torte per ogni giorno dell’anno, ogni frutto, ogni colore dell’arcobaleno, ogni fiore, e ovviamente le fette hanno le stesse dimensioni di uno space shuttle della NASA. La Sachertorte è solo uno dei tanti esempi, e dentro ci hanno messo la marmellata di albicocca perché da loro le albicocche crescono da Dio – lo hanno scoperto quando i precedenti raccolti furono distrutti da un virus nell’Ottocento, lo sapevate? Sapevatelo! – inoltre vi confesso che la bellezza di Vienna è, a mio parere, infinitamente velata di malinconia.

Girovagando per le sale con i quadri di Klimt, per gli appartamenti di Sissi, ascoltando la musica di quel truffaldino di Strauss, ho avuto la sensazione di tanta polvere dorata ormai caduta a terra, ma vestita a festa. Una sorta di nostalgia per i bei tempi andati, l’Austria Felix ritratta dalla trilogia di Marischka con Romy Schneider, pervade l’atmosfera: nei discorsi delle guide locali (“Eravamo un grande impero…”), nelle facce dei grandi austriaci che invadono ogni spazio.

A questo proposito, per tutta la città è possibile ammirare i cartelloni pubblicitari dei teatri (ovviamente all’opera ci tengono più che alle loro braccia, hanno perfino i megaschermi davanti alla Staatsoper per chi non ha salvadanai da sceicco di Dubai), e tutti i musical austriaci sono intitolati così:

♥ Elizabeth – Das Musical [guardate QUI]

♥ Gustav Klimt – Das Musical [guardate QUI]

♥ Mozart – Das Musical [scherzavo! In questo caso si limitano a sparare a palla la sua musica in ogni luogo possibile immaginabile, bagni pubblici inclusi]

Praticamente, su ogni connazionale famoso ci fanno un musical. Se dovessimo seguire questa logica in Italia, le produzioni teatrali italiane sarebbero fantastilioni. E poi, ve lo immaginate? Dante Alighieri – il musical. Interprete principale: Giulio Scarpati col naso finto. Verdone fa Lapo Gianni. Isabella Ferrari è Beatrice, diretta ovviamente da Marco Travaglio. Benigni vocal coach.

Ma sto divagando. Partiamo con foto sparse.

Austriamente vostra.

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Passatempi di fine primavera.

17 domenica Giu 2012

Posted by LadyLindy in Pensieri di sfuggita, Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

≈ 15 commenti

Tag

arte, Bologna, campagna, emilia-romagna, foto, Italy, katie melua, Modena, portone, turismo, villa, villa cavazza, ville

FERMI TUTTI! Scordavo di linkarvi il mio ultimo articolo per Clamm Magazine sulle Gibson Girls, e quello sulla scuola e il terremoto per HeyKiddo. Sarebbe stato un dolore per voi. 

Allora, era da un po’ che non vi facevo cadere i bulbi oculari dai rispettivi e deliziosi buchetti del cranio con le mie foto. Ora il mondo ha un po’ di spazzatura in più, e voi potrete deliziarvene. La verità è che mi sono messa a peregrinare per le ville, gli angolini, le chiesine delle mie zone. E niente, alcune foto le ho ritrovate e risalgono a qualche settimana fa, prima del terremoto, quindi sappiate che molte cosine che vedrete adesso sono danneggiate (anche pesantemente). Altre foto sono più recenti.


Volevo mostrarvi questi angolini, questi piccoli tesori misconosciuti, anche per ridare un po’ di speranza. Ricordate di passare il topo sulle immagini, devo sempre insegnarvi tutto. Ed ora una canzoncina di sottofondo, per fare atmosfera:

Katie Melua – Nine Million Bycicles ❤

A presto.

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Matita, colori e I-pod

22 giovedì Lug 2010

Posted by LadyLindy in Schizzi schizzati (arte nel mio piccolo)

≈ 8 commenti

Tag

arte, cose che mi piacciono, disegni, fumetto

Come scritto nella mia presentazione, amo i fumetti. Infatti penso che scriverò un bel post di sfogo riguardo un fumetto, fonte di gioia e dolori. Ma questa è un’altra storia.

Dovete sapere che chiunque sia appassionato di fumetti, prima o poi inforca la matita. E’ provato scientificamente dai ricercatori Oral-B®. Dunque, io di certo non potevo esimermi. Ecco alcuni dei miei disegni, schizzati mentre avevo nelle orecchie qualche melodia di Loreena McKennitt…

Ispirato alla gatta del manga "Chevalier". Stranamente è venuta carina

 

"Chevalier". Sono impazzita per vestito e capelli

 

Elyon del fumetto "Witch". Ispirata all'illustrazione della brava Giada Perissinotto

Elyon. Particolare. (c) 2010 LadyLindy

 

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