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fiori, Firenze, Hippie, hippie van, Italy, l'erbolario, lavoro, patente, profumo, sogni, vita vissuta
Mi sembrava giusto annunciare, con squilli di tromba e strilloni sulla pubblica piazza, che pochi giorni fa ho finalmente preso la patente. No, lo dico soltanto perché ormai tutto il mondo è stressato dalle mie comunicazioni in materia. Ecco alcuni pratici esempi di dialoghi quotidiani:
Persona 1: Ciao, come va?
Io: HO PRESO LA PATENTE!!!1!!1!!
Persona 2: Allora, cosa ne pensi dell’inizio di questa legislatura?
Io: Beh…
Persona 2: …
Io: HO PRESO LA PATENTE!!!1!!1!!
Persona 3: Aiuto! Ho un attacco di cuore! Sto morendo, portatemi all’ospedale!
Io: HO PRESO LA PATENTE!!!1!!1!!
Ma passiamo a cose serie. La patente, come sappiamo, non è un fine, ma un mezzo per coronare quello che sarà l’obiettivo più importante della mia vita: comprare un hippie van.
Prima di intrecciare collane di margheritine, darmi alle canne selvagge e intraprendere un road trip molto alla Kerouac, però, volevo aprire con i miei amati lettori un interessante dibattito. L’idea mi è venuta pensando alla primavera imminente, che invaderà le nostre stradine di boccioli e petali svolazzanti. Tutta questa natura ci porterà sicuramente diversi profumini. Ecco, sappiate che io ho la radicata convinzione che l’olfatto sia il mio senso più sviluppato. Posso escludere categoricamente la vista, dato che sono miope come le tattiche politiche del PD negli ultimi 10 anni – ormai dovrò mettere gli occhiali anche per controllarmi lo smalto sulle unghie delle mani: la cosa è paradossale, in quanto l’osservazione è una delle mie attività preferite – e l’udito, per quanto sia abbastanza fine, non regge il confronto col magico potere del mio nasino.
Io ho un grande rispetto per il mio naso. Ha una forma accettabile, e mi stupisco della quantità di informazioni che riesce a captare, nonostante le sue dimensioni tutto sommato non sorprendenti. A volte fa delle vere prodezze: quando salgo le scale per entrare in casa, e qualcuno sta cucinando (di solito non io, chi ha letto le mie avventure culinarie QUI e QUI sa perché), riesco a riconoscere da svariate miglia di distanza ogni singolo ingrediente utilizzato.
Se non proprio ogni singolo ingrediente, la maggior parte. Molti. Un buon numero.
Insomma, ho un naso eccezionale, e guai a voi se sollevate obiezioni.
Volete altre riprove? Eccole: mi rendo conto subito se qualcuno ha cambiato profumo. Ed ecco che ci inoltriamo nel punto focale del discorso (vi siete accorti di come vi ho fatti arrivare, piano piano, dove volevo io? Che geniale stratega della scrittura che sono! Ve ne renderete conto, appena mi arriverà a casina il Nobel per la Letteratura). I profumi sono la mia gioia e il mio cruccio. Sono il centro di gravità permanente di cui parla il nostro Battiato. Per un certo periodo ho addirittura accarezzato l’idea di diventare maestro profumiere (come questo signore qui!), avere per cliente qualche celebrità del cinema d’essai, comprarmi una duecentesca casa diroccata a Firenze e sistemarmi a vita. O tuttalpiù lavorare per qualche importante e lussuosa maison di bellezza.
Mettetevi nei panni di un naso infaticabile come il mio. Capirete anche voi quanto possa essere impegnativo entrare in uno di quei carinissimi negozi di profumi / cosmetici / saponette / aromi da armadio etc.; ad esempio, uno dei posti in cui mi piace di più rifugiarmi è un delizioso buchetto che vende prodotti de L’ Erbolario. (Ciao, amico lettore che vendi prodotti L’ Erbolario!) Le fragranze sono così tante, lo spazio così poco e le mie narici tanto allenate da riuscire a catturare miliardi di note olfattive differenti, quindi il cervello si ritrova bombardato di informazioni – per lo più inutili – causandomi un bel mal di testa, come se già non ne avessi abbastanza da me.
I profumi che indosso più volentieri, e che mi piacciono veramente sia in estate che in inverno, sono quelli a leggera tendenza speziata. Lo so, voi non lo direste mai, perché a primo impatto sembro una tipa da margheritine, rosa candida & giglio di campo. Invece, attualmente, la mia combinazione preferita è così composta:
Per l’inverno. Note di testa: caramello, assoluta di rum; nota di cuore: fiori di sambuco, polvere di cacao; nota di fondo: assoluta di benzoino del Siam, assoluta di vaniglia.
Per L’estate. Note di testa: limone, limetta, alghe rosse; nota di cuore: fiore di ninfea blu, rosa bianca, lillà, violetta; nota di fondo: muschiato (muschi bianchi), bacche di vaniglia.
Bene, avete preso nota? E ora, per concludere questa minestrona odorosa, vi regalo questa saggia comunicazione: la cosa più affascinante, secondo me, è il ricordo che un determinato profumo ti scatena dal momento stesso in cui lo senti. Probabilmente la fragranza è, quasi proustianamente, uno dei veicoli più veloci ed efficaci che possiamo scovare per le nostre memorie.
Se siete commossi, soprattutto per quel “proustianamente” infilato a tradimento, vi presto un fazzoletto (profumato).
grande donna!
ma grazie! E grazie anche di essere passata, torna quando vuoi!
pregprego 😉
complimenti per la patente … il WAN quando avevo 18 anni era il mio sogno. Invece mi dovevo accontentare di questa:
http://www.autoevolution.com/news-g-image/custom-fiat-600-multipla-microvan-has-no-equal/49193.html
era di mio padre e … a caval donato non si guarda in bocca
anche io mi accontenterò di quello che passa il convento… e il convento sono i miei genitori!
Ma meglio di niente 🙂
Un saluto e grazie!
oh mimma, approfitto … ché per me son state molto utili l’ esperienze altrui … e non dico per questo che devi arrivare a sto punto, benché mi divertii
Tornavo da non so dove e m’ ero deciso a risolvere il clak che sentivo da sempre provenire dal cambio ai semi assi nell’ azionare l’ acceleratore, giudicato da me meno catastrofico del sintomo contrario, ovvero il suono, che sarebbe avvenuto ad alta frequenza per abbassarsi mano mano che si scaldava il differenziale, e la verifica la feci da fermo, in 4° marcia spingendolo avanti e indietro, e il gioco che procurava il clak era dovuto al gioco che s’ era creato tra il pignone e la corona del differenziale.
Appoggiatomi che m’ ero dal meccanico amico, che quando aveva bisogno m’ impiegava, più che altro per mio diletto, approfittai anche di farmi la frizione, dato che il modello era di 40 hp (1600 cc), per cui anche il cambio era proporzionato a detta potenza, ma usando in quel tempo un motore da 36 hp (1200 cc) del maggiolino, le partenze, specie in salita, usuravano di più sta frizione.
Staccato il motore e sistemata la frizione iniziai a staccare un semiasse per arrivare e tirar via tutto il sistema dei satelliti e planetari, trovando nel disegno del manuale che i 2 spessori di decimi diversi, posizionati tra i cuscinetti reggispinta, erano da usare come regolazione per avvicinare i denti del pignone alla corona, se il problema non era la consunzione dei denti, ma non era questo il caso, perciò spostai uno dei due all’ altro cuscinetto, dopo verifica col calibro di profondità e tenendo conto della tolleranza.
Giovanni, il meccanico, era convinto ch’ era la volta buona che non riuscivo più a ripartire, dato che nei suoi lavori ero l’ apprendista che bisognava dirgli cosa fare più di una volta e dato ch’ ero piazzato accanto all’ entrata e gli avrei impedito l’ uso agevole finanche della serranda.
Spostati gli spessori, ricollocato il castello dei satelliti e planetari e controllato il gioco col semiasse mosso a mano libera, constatai che il clak c’ era sempre, ma nella giusta tolleranza, per cui m’ accinsi a chiudere il tutto, rimettere l’ olio nel cambio, e in un battibaleno (relativo) ricollocare il motore con tutti i cavi, i tubi, i carter e il fascione, senza provarlo a vuoto, ancora sui cavalletti, tanto ero convinto del giusto operato, e per il tutto m’ occorsero un paio d’ ore, compreso il risistemare gli attrezzi e sbarazzare l’ entrata per il libero usufruire.
Giovanni s’ aspettava, un po’ preoccupato, di sentire qualche schianto appena lo avessi mosso, quando invece lo trovai per terra che rideva fino a piangere in contrapposizione del mio stupore, perché nell’ ingranare la prima il bus si muoveva all’ indietro, e con la retromarcia andava avanti.
Rimesso il retrotreno sui cavalletti s’ azionarono tutte le marce in moto ed era incontrovertibile che qualcosa fu messo storto, per cui approfittammo di farci il giro a retromarcia, caricando tutti gli amici che si trovavano li in quel momento, con tutti e 4 i rapporti, dell’ isolato che comprende la scuola ebraica a destra del Tevere a monte dell’ isola Tiberina, cosa che ben difficilmente gli sarebbe potuta accadere, a Giovanni, e son parole sue, in 3 vite passate da meccanico.
Studiando per bene il manuale, trovai che la causa era nella posizione centrale del pignone che da’ sulla corona e che rese possibile la ricollocazione di tutto il castello dei satelliti e planetari al lato opposto.
Rendendomi così palese st’ arcano mi rassicurai che niente era perduto, si trattava solo di ristaccare il semiasse, svuotare dall’ olio il cambio e riaprire un lato per sistemare al giusto tutto il castello.
Approfittai di questa evenienza per rimuovere, e agire, dall’ altro semiasse, dato che lo presi ch’ era un catorcio, e mano mano lo sistemavo per i viaggi che mi pensavo a fare e per renderlo un pochino affidabile per non lasciarmi per strada, cosa che mi successe l’ anno prima sull’ autostrada, quando tornavo dal Tavoliere e spinsi per vari km un macchinone fino all’ uscita, trovandomi poi col motore quasi fuso vicino a uno sfascio, a Teano.
Rifatta tutta la regolazione degli spessori e assicuratomi il lato giusto della corona, questa volta si in un batter d’ occhio, in mezz’ ora, richiusi il tutto e prima di tirarlo giù dai cavalletti, incaricai Giovanni alla super visione del giusto movimento, supportato dagli amici che tutti in coro m’ avevano promosso meccanico del bus di prim’ ordine, ma solo di quello, per quante ne avevano viste e per come invece usavo la prudenza, da parte mia, per i lavori di Giovanni, tanta quasi da sembrare tonto.
mimma (ragazzina) l’ ho scritto di getto e mi rendo conto che possa essere un poco incomprensibile, specialmente se non si ha dimestichezza con la meccanica
potrei ripassarlo per farlo un pochino più leggibile, hai la possibilità di sostituirlo a questo ? 🙂
se digiti … wv transporters 40 hp … è stato censurato ??
ora vado a vedere! 🙂
se vai su google immagini e digiti ti viene il frontespizio del manuale come prima foto …
Complimenti per la patente!
In quanto ai profumi, al contrario di te, pur esibendo un nasino di proporzioni “importanti”, non ho una grande sensibilità olfattiva.
Ciononostante, condivido totalmente la tua chiusa “la cosa più affascinante, secondo me, è il ricordo che un determinato profumo ti scatena dal momento stesso in cui lo senti”. Proprio così!
PS: quel “proustianamente” mi ha commosso!
il proustianamente era l’asso nella manica che tenevo pronto per far piangere i lettori.
Comunque i nasi importanti possono essere molto affascinanti!
Possono, sì… Talvolta accade. 🙂
quando ce la farai ad averne uno ti regalo il libro di come è fatto fisicamente, in inglese, la parte meccanica con tanti disegni, le quote e tolleranze, elettrico con schemi …
oltre alla targa m’ è rimasto una maniglia senza chiave della porta laterale e il crik …
ma quindi ne avevi uno tu?
NOOOO che cosa splendida! Il libro mi interesserebbe tantissimo!
a metà degli anni 70 giravo l’ Italia raccogliendo frutta come studente in sociologia, allo scopo di tirare la tesi su un aspetto della realtà contadina
iniziavo in Sicilia coi mandarini ai primi di dicembre, poi tarocchi, mori e limoni, e fino a marzo era un bel lavorare svernando al caldo, relativamente alla media nazionale
poi salivo e nel vesuviano attaccavo le ciliegie e l’ albicocche, un mese buono fino a maggio, che mi recavo tra Vignola e Medicina, sempre a ciliegie, albicocche e pesche, prugne … e ad agosto con le pere, poi vendemmia e mele fino su alla val di Non
ogni tanto ero in compagnia ma sempre con l’ autostop, fino a che nel 78 mi comprai il tramsporter 36 H.P. per risolvere pure il come e dove albergarmi una volta nel frutteto, oltre allo stop che potevo offrire se non era compagnia per caciara
lo resi abitabile aprendogli il tetto e con lamiera, saldatrice e rivetti lo rialzai per starci comodamente in piedi; con mobili raccattati e modificati l’ arredai da battaglia e ogni qualvolta mi serviva per carichi e trasporti, in pochi minuti lo svuotavo ed era un bel mulo per carichi pesanti
conobbi Barbara, il fratello e un loro amico, che da 6 mesi lo usavo a pecore, per l’ acqua che caricavamo in bidoni da latte d’ alluminio e bisognava riempire gli abbeveratoi nei pascoli, per il fieno che prendevamo a cambio pascolo da un pecoraro confinante e perché noi tutti, in 7 – 8 bisognava lavarsi almeno un paio di volte a settimana, e a 23 km c’ era S. Casciano dei Bagni, con acqua calda e corrente, perciò col solleone o neve, per lavarci non v’ era meglio soluzione …
il manuale è un’ edizione del 67, printed in Australia e se hai una curiosità del momento, ti fotocopio la pagina che vuoi
ma troppo gentile!
Praticamente a un veicolo è legato un pezzo della tua vita… degno di un romanzo, mi viene da pensare! Chissà se avrei il coraggio di fare una cosa del genere…
anche se, a dir la verità, la realtà contadina l’ho spesso avuta sott’occhio direttamente.
Però che bellissima cosa che hai fatto!
il meglio sarebbe una scannerizzazione del manuale, ma non voglio crearti disturbo o rogne 🙂
ma ‘nvedi, è uscito anonimo … vedevo che non lo pubblicava e pensai d’ averlo perso …
diciamo ch’ è stato l’ albergo per dove andavo, senza essere a ricasco di altri per viaggiare e un riparo all’ intemperie e, su tutto, alla confusione che genera il prossimo
Barbara, suo fratello e l’ amico mi pagavano il viaggio fino a Porto Empedocle se ci si muoveva a breve e, una volta lì, salutò gli altri e disse che voleva venire con me dove fossi stato a coglie frutta e se ci piaceva potevamo tornare al nord cercando terra e casa per allevare pecore …
poi qui nel Chianti, ospiti nel mentre si cercava terra, vennero prima i ragazzini …
già che mi “dimenticai” della tesi, mi passò di testa anche le pecore …
Un tantino ingombrante l’hippie-van della VW… ma ne circolano ancora?!?
🙂 Come siamo messi con l’abilità nel parcheggiare?
se anche non ne circolassero più, andrei a scovarne uno in qualche magazzino sfatto di provincia…qualche fricchettone un po’ in ritardo rispetto ai tempi si trova sempre.
Ti dirò, mi vengono meglio i parcheggi difficili (a pettine, a S, a L e così via) rispetto a quelli semplici (lisca di pesce, diretto). Paradossale ma vero.
Be’ direi che il grosso del problema allora è risolto..:)
Complimenti!!! Io con la patente sono rimasta assai indietro… Recupererò quest’estate 🙂
L’hippie van è anche nella mia lista dei desideri, anche se purtroppo credo che lì resterà…
io sto seriamente pensando di andarne a scovare uno. Che meraviglia sarebbe… *-*
WOOOOOOOW!!!
Grazie mille per il commento, CIAO!!!
grazie a te, e mi raccomando, non maltrattare troppo la pimpa! 🙂
Approvo incondizionatamente l’ idea dell’ hippie van. Sempre viva l’ ammmore!
ecco, era tutto ispirato al nostro motto ormai famoso!
Peace & Love
“limone, limetta, alghe rosse” spiegami chi si inventa queste cose.
Comunque suggerisco di portare la Persona 3 all’ospedale, dato che ora hai la patente (!!1!!!1!).
Ah, ho deciso che la mia macchina sarà proprio come il primo hippie van. Cuoricino cuoricino.
la porto con il van?
Mah, non lo so chi se le inventa queste cose, ma sono tanto cariiiine… e quando le dici sembri una che se ne intende.
Cuoricino anche a te.
Il mio cuoricino era verso l’hippie van, ma farò finta di niente.
ma come? Giochi così coi miei sentimenti?
</3
Ma scusa, tu pretendi che io lasci l’hippie van così, all’improvviso?