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attualità, banda della Magliana, Berlusconi, Emanuela Orlandi, Flavio Carboni, informazione, mafia, massoneria, p2, p3, politica
A Sendivogius, che ha analizzato meglio di me i vari “oscuri faccendieri” del libero Stato Dittatotiale di Italianistan.
Tanto per smentire quelli che dicono “i ragazzi di oggi non si interessano del mondo attorno a loro”. Leggendo un po’ il mio blog avreste già dovuto sospettare del contrario. Ma procediamo.
Vi presento un raro galantuomo, al centro della cronaca attuale: il suo rispettabile nome è Flavio Carboni. Berlusconi l’ha definito, assieme agli altri ciccetti, un pensionato sfigato, tanto per minimizzare. I giornalisti lo hanno simpaticamente soprannominato il faccendiere dei misteri. Sì, dei misteri, perché ne aleggiano davvero tanti attorno alla sua persona. Ufficialmente, Flavietto è un imprenditore. Ma noi, che non ci fermiamo alle versioni ufficiali (sono così antipatiche), sappiamo che il Regal nome spunta un po’ in quà un po’ in là nelle inchieste più torbide ed inquietanti dell’Italia.
E’ un ometto di larghe vedute, che fa da collegamento e mediazione a massoneria, p2, mafia, Vaticano e più si scava più si trova.
Il caso Orlandi
Piccolo (si fa per dire) capitolo a parte è quello della Banda della Magliana, che ultimamente è tornato in vista per novità nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, di cui ci tocca dare qualche spiegazione.
Emanuela, cittadina del Vaticano, aveva la mia età quando svanì nel nulla: ovviamente all’inizio si pensò a una scappatella da adolescente, poi arrivarono telefonate sospette che in seguito si scopriranno delle farloccate probabilmente fatte dalla Banda. Dopo un po’ di tempo si capì che la ragazzina era stata rapita, e cominciò la tarantella delle ipotesi e delle indagini, che si ricollegarono anche all’attentato a Giovanni Paolo II. Presunti collegamenti si trovano anche con lo scandalo IOR e il caso Calvi, di cui Mister Carboni è protagonista indiscusso in nefandezze. (Se volete approfondire su Emanuela Orlandi cliccate QUI)
Il caso Calvi e il Banco Ambrosiano (con partecipazione straordinaria dello IOR come guest star)
Questi casi, entrambi collegati allo stesso caso Orlandi (come lo IOR, date un’occhiata anche QUI) , fanno parte del curriculum di malefatte del caro Carboni. Sono vicende intricate, fortemente connesse fra loro, con confini misteriosi che pochi conoscono fino in fondo. Se qualcuno si volesse mettere in testa di venirne a capo, si ritroverebbe con ventimila gomitoli attorcigliati fra loro da sbrogliare. Calvi era un banchiere e finanziere, la cui ascesa ai vertici del Banco Ambrosiano (molto legato allo IOR) è costellata di amicizie piduiste e deviate.
Divenne uno dei finanzieri più aggressivi, intrecciando una fitta rete di società fantasma create in paradisi fiscali con lo IOR, la banca vaticana: acquistò la Banca del Gottardo, una banca svizzera; fondò una finanziaria in Lussemburgo, la Banco Ambrosiano Holding; con l’arcivescovo Paul Marcinkus (implicato nel caso Orlandi, n.d.a. ) fondò la Cisalpine Overseas, nelle Bahamas; insieme al tecnico informatico Gerard Soisson (che morì a 40 anni in un Club Méditerranée in Corsica), Calvi ideò un meccanismo di compensazione dei conti fra istituzioni bancarie.
Poi però il castello di carte su cui era costruito il Banco Ambrosiano crollò, rivelando irregolarità e illegalità varie (vedi QUI). Fatto sta che, fra processi e schifezze, Calvi venne trovato a penzolare, impiccato, a Londra (sotto il ponte dei Frati Neri, che ho avuto l’opportunità di vedere quando ero in quella magnifica città). Il tutto è ancora avvolto da mistero. Ora si sa che Calvi è stato ucciso, e il capo d’imputazione verso Pippò Calò (il cassiere della Mafia) e il nostro Flavio Caboni, accusati di essere i mandanti (guardate come si ricollega il tutto) recita:
« Gli imputati, avvalendosi delle organizzazioni di tipo mafioso denominate Cosa nostra e camorra, cagionavano la morte di Roberto Calvi al fine di: punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle predette organizzazioni; conseguire l’impunità, ottenere e conservare il profitto dei crimini commessi all’impiego e alla sostituzione di denaro di provenienza delittuosa; impedire a Calvi di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali della massoneria, della Loggia P2 e dello Ior, con i quali avevano gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro »
Ricercando ancora, si scoprono nuovi scenari. Calvi ad esempio pronunciò, durante il processo per reati valutari, la frase “Il Banco Ambrosiano non è mio, io sono soltanto il servitore di qualcuno.” Di chi? Forse di alcuni personaggi vaticaneschi implicati nella scomparsa di Emanuela Orlandi?
Ecco, piccolo excursus sulla vita giudiziaria di Carboni, che oggi sentite sporadicamente in tv per quanto riguarda la p3 (sicuri che non sia solo una p2 mai morta? Domanda retorica, ovviamente).
A presto.
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– Henry
ammappate. tra 15 anni ti vedrò comodamente seduto in poltrona mentre conduci Report o Mixer….
hehe 😉
non sarebbe male, ma queste informazioni sono comodamente alla portata di tutti, basta cercarle e collegarle… mi piace farlo e in un certo senso mi diverte
Grazie per avermi inserito nelle tue segnalazioni..:)
Col tuo permesso, mi permetto di inserire una ulteriore integrazione a quanto da te così brillantemente esposto…
C’è infatti un periodo, inerente le attività imprenditoriali di Carboni e forse poco publicizzato, che va dal 1976 al 1980. Anni fondamentali perché chiarisce come (e con chi) “si fanno i soldi” ed il perché di certe conoscenze allargate…
Infatti, alla fine degli anni ’70 il nostro ‘eroe’ è in piena febbre cementifera e si muove in lungo e largo per la Sardegna acquistando terreni da edificare, garantendosi la variazione dei piani regolatori coi sistemi che gli sono soliti.
Nel complesso di scatole cinesi che Carboni mette in piedi per le sue speculazioni immobiliari, c’è una società interessante: la “Costa delle Ginestre”, i cui soci principali sono Danilo Abbruciati e Domenico Balducci, a loro volta i referenti romani di Pippo Calò col quale reinvestono i capitali mafiosi legati al traffico di stupefacenti.
Danilo Abbruciati è uno dei capi storici della Banda della Magliana e, nel mondo delle vecchie ‘batterie’ della mala romana, proviene dal gruppo dei Testaccini al quale appartiene anche Enrico De Pedis, meglio conosciuto come “Renatino” (è quello implicato nel sequestro Orlandi e sepolto nella basilica di S.Apollinare per “benemerenze” verso la Chiesa). E’ forse interessante ricordre che Abbruciati viene ucciso da una guardia giurata a Milano il 17/04/82 mentre cerca di ammazzare Roberto Rosone, il vicedirettore del Banco Ambrosiano.
Domenico Balducci è il riciclatore della Banda, ma a tempo perso fa l’usuraio… Ha cominciato la carriera come “cravattaro” a Campo de’ Fiori, ma col tempo estende le sue attività e tra i suoi “clienti” ha appunto Carboni, che se lo ritrova imposto come “socio d’affari” a compensazione dei debiti.
Ma ancora più interessante è sapere che tra i soci di questa simpatica comitiva nel 1980 si aggiunge anche Romano Comincioli… compagno di scuola di Silvio Berlusconi, dirigente della Edilnord e poi di Publitalia (rinviato a giudizio per false fatturazioni) e premiato nel 2001 con un seggio da senatore per “Forza Italia”.
Il 30/03/80 Fedele Confalonieri e Silvio Berlusconi finanziano l’iniziativa di Carboni con un miliardo di vecchie lire. Senza dilungarsi sul groviglio societario che viene costituito per la bisogna, l’intera operazione si conclude con una bella bancarotta, corruzione aggravata e truffa. Però per Silvio ci scappa la reggia mezzo abusiva di Villa Certosa.
La matassa è lunga da sbrogliare, ma alla fine i nodi sono sempre gli stessi, così come i protagonisti.
grazie per l’integramento, non scordiamoci che Berlu era socio anche di Carboni per il progetto Olbia 2 – Costa Turchese, come hai specificato nel tuo post.
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