Mentre nelle altissime sfere viene creato un ministro per nonsiècapitobenecosa (propongo il Ministero Per I Rapporti Con Le Falene Acquatiche Dell’Adriatico), in modo tale da salvargli il regal fondoschiena dai processi per il fatto Antonveneta, a Palermo viene letta la sentenza che riguarda il laccio di collegamento fra colui che attualmente ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio e la mafia, ossia Marcello dell’Utri. Marcellino pane e teste di cane mozzate, l’uomo che rappresenta fisicamente, in carne, ossa e colletto bianco il legame fra Stato e Antistato. E’ filomussoliniano e amico di picciotti mafiosi per sua ammissione (che Freud lo voglia o no), ha dichiarato di essere lì come Senatore non per un qualsivoglia interesse verso il Paese ma per salvare anch’egli le regali chiappe mafiose dalla galera – e ognuno è responsabile delle sue dichiarazioni.
Ebbene, i giudici di Palermo hanno deciso “in nome del popolo italiano” per 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Questo significa che Macellì è mafioso? Sì, ma solo fino al 1992. Poi non ci sono più prove, dicono. Bisognerà leggere le motivazioni, ma fermandoci qui potrebbe sembrare che il Coso Nostro si sia convertito sulla via di Arcore dal primo Gennaio 1993, proprio alla vigilia delle stragi politico-mafiose (Falcone, Borsellino…), ipotesi alquanto assurda. Sempre attendendo le motivazioni, un discorso a parte sarà da fare per i pentiti, che sono stati messi in condizione di nuocere il meno possibile (tanto che a Palermo tirava una certa aria di assoluzione), ad esempio per quanto riguarda Massimo Ciancimino, ritenuto inattendibile senza nemmeno essere stato ascoltato (e così le testimonianze di Spatuzza sono andate a farsi fottere perché incomplete… ma va?).
La cosa strana è che i PM avevano più materiale scottante per i fatti dopo il 1992, proprio nell’epoca di genesi di Forza Mafia, pardon, Forza Italia, quando il Coso Nostro e il Nano di Hardcore cominciavano a “scendere in campo” in molti sensi diversi (anche calcistici, Milan vi dice niente?). Eppure.
Marcellì, le scappatoie stavolta sono poche, mi sa che finirai in prigione senza passare per il via. L’unica tua speranza è che la Cassazione cassi la condanna senza rinvio , oppure più realisticamente che il Governo elimini il reato di concorso esterno in associazione mafiosa (di questi tempi, potrebbe succedere).
A questo punto, mi chiedo cosa avverrà. La risposta forse è molto più semplice di quello che penso.
Nulla.
Chapeau!
Se mi passi il complimento, una mente come la tua dovrebbe essere considerata patrimonio nazionale. Sono impressionato da tanta lucidità di analisi.
accidenti, sono commossa.
Ma dato che hanno considerato anche Craxi patrimonio nazionale, temo che la mia mente si troverebbe in cattiva compagnia.
“…Questo significa che Marcellì è mafioso? Sì, ma solo fino al 1992. Poi non ci sono più prove, dicono…”
Ci sarebbero una serie di ‘elementi probabatori’ a livello indiziario che sono stati reputati privi di ‘incidenza’ processuale e dunque non presi in considerazione in fase di giudizio. Poi sembra ci sia una atavica rivalità tra le procure siciliane di Palermo e Caltanissetta che si sparticono le principali inchieste anti-mafia, senza preoccuparsi troppo di coordinare le indagini l’una con l’altra, col risultato di fornire una serie di “crepe” dove la difesa può fare perno a suo vantaggio. E naturalmente c’è una certa prudenza “politica” (o iuris prudentia?) della magistratura che, in assenza di riscontri certi e della classica “confessione” o della ‘flagranza di reato’, preferisce optare per il “male minore” evitando di sturbare troppo gli onnipotenti e complicarsi l’esistenza.
Nihil sub Sole novi.
Dell’Utri, oltre ad essere “senatore” e godere quindi dell’immunità parlamentare, mi pare abbia superato i 70 anni. E dunque non puà essere sottoposto ad arresto, in virtù della cosiddetta “Legge salva-Previti” (perciò continuiamo a restare in famiglia)… E poi si avvicinano i tempi di prescrizione, grazie alla legge ex-Cirielli… Questo perché il Padrino a capo del clan, le noir Chevalier du Hardcore, ha già predisposto a suo tempo la salvaguardia dei suoi “mobsters” di governo.
Concordo sulla rivalità Palermo – Caltanissetta, ma Dell’Utri compirà 70 anni nel 2011, e comunque non potrà scontare la pena ai domiciliari perché secondo la norma prevista dalla ex Cirielli quello non vale per i reati di mafia (ad esempio, Riina e Provenzano altrimenti sarebbero ai domiciliari)