Periodo intenso, come avrete capito. Vi giuro che sostenere uno scambio culturale con chicchessia è una faticaccia abnorme. Voi che, se dovete pensare per un attimo allo sforzo fisico/psicologico, vi immaginate un corridore, un maratoneta, un nuotatore, un cul-turista, un qualsiasi atleta a livello agonistico, probabilmente non avete mai fatto quello che ho fatto io per questa settimana (o venite da un altro pianeta).
Sì, vabbè, ormai lo sapete quanto sia grande il mio amore per lo sport, quindi mi perdonerete questa divagazione, che era comunque di indispensabile utilità per mettervi nell’ottica del post. Già qui è difficile di per sé, ogni giorno dover sopportare le dichiarazioni schizofreniche del ragno del podere con tutta la sua servitù, di Razinga Scarpette Rosse, delle cornacchie che mi gracchiano attorno tutti i benedetti giorni. Poi ci mettete tutte le implicazioni del caso: ho sentito così tanto tedesco che potevo trasformarmi in crauto da un momento all’altro, come ha avuto la galanteria di suggerirmi un compagno di classe. Per reazione, la sera ascoltavo con l’Ipod soltanto De Andrè, Battiato, Vecchioni, perfino Ranieri. Ecco come si fa a diventare patriottici in occasione dei 150 dall’Unità d’Italia: fate uno scambio con qualcuno di un’altra nazionalità, poi vedrete come amerete ascoltare musica italiana.
La ragazza germanica che è venuta a stare da me era un amore, e soprattutto corrispondeva in pieno allo stereotipo che abbiamo della Frau vichinga: non troppo alta, castana, occhi marroni, pelle più scura della mia (non che ci voglia tanto). Sono davvero stata fortunata in questo senso, ci siamo trovate veramente bene. Comunque, in conclusione, questa esperienza mi ha insegnato principalmente che:
1. Le ragazze tedesche non si asciugano mai i capelli dopo essersi lavate. E poi si mettono tranquillamente davanti alla finestra aperta, mentre fuori nevica. Se avessi mai la follia di farlo io, venite a trovarmi all’ospedale, mi raccomando.
2. Scarpinare per 7 ore in una città con i piedi bagnati fa venire il raffreddore. E adesso mi sento un intero stagno nel naso.
3. Girare per tutti i campielli e le calli di Venezia, alla lunga, fa venire le vesciche anche se sei abituata alle punte per danza. Poi non è una buona idea uscire con i tacchi e ballarci tutta la sera. Ma che volete farci, sono bassa.
4. Gli stereotipi che noi abbiamo degli altri sono falsi. Quelli che gli altri hanno di noi, invece, hanno basi più solide. Tutti gli italiani che ha visto la mia partner tedesca hanno almeno una volta mangiato pizza o pasta, gesticolato, parlato forte, indossato una maschera di carnevale. Nessuno, però, ha suonato il mandolino. Peccato.
5. Anche in Germania esistono le bimbeminkia, a giudicare da certi giornalini tedeschi tipo Cioè. Però non amano più i Tokio Motel.
Comunque, la cosa più dannatamente bella in questo periodo, e scusate se vado off topic, è il nuovo ereticissimo album di quella gran testa di Capa. Sto già facendo l’esegesi dei testi… magari vi farò sapere.
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ritaglidipensiero ha detto:
L’ultimo album di Capa è bello per i testi, d’altronde su quello Capa non delude mai, ma forse ha osato troppo con le musiche.
Dopo la deviazione professionale che mi obbliga a parlare di musica per rompere il ghiaccio, ecco che arriva il vero commento.
Nei miei viaggi, ho imparato che nella propria nazione si è davvero sottoposti a continue influenze da parte di questi “luoghi comuni”. Andiamo, se senti il profumo di una pizza fatta bene, non ti viene l’acquolina? Ecco che le probabilità di mangiarla salgono.
Però, quando si è all’estero, ci si trasforma in due categorie.
La prima è la “vogliotornareaccasa”, quello che proprio non ce la fa a vivere un’altra cultura, che se la mammina non gli fa la pasta al pomodoro ogni giorrno e la fettina ogni sera non sanno stare al mondo.
La seconda, a cui io appartengo, è la “goditisteduesettimane”, ossia quelli che sicuramente sentono la mancanza di un piatto di pasta, ma che hanno intenzione comunque di vivere in tutto e per tutto questa esperienza nuova, anche se costretti a mangiare ogni sera fish and chips (ed è capitato).
Mi piace il tuo blog, passa dal mio se ti va.
LadyLindy ha detto:
Dopo la deviazione professionale che mi obbliga a parlare di musica
quindi lavori nel campo musicale! Ma che fihata pazzesca! (Mi è uscito l’accento toshano…)
Io all’estero vivo in costante alternanza fra i due tipi, soprattutto se sono senza genitori (tieni conto che ho 16 anni). Non mi piacciono i viaggi troppo corti proprio perché non faccio in tempo a calarmi nella situazione 2 goditisteduesettimane che devo tornare a casa!!!
LadyLindy ha detto:
PS. Grazie della visita e dei complimenti, vengo subito sul tuo blog 🙂
alieno ha detto:
6) in Italia la larghezza di una porta è circa novanta centimetri in Germania 89 centimetri e 14 millimetri
LadyLindy ha detto:
non ho potuto constatarlo quando ero in Germania (5 anni fa, non sapevo manco il tedesco. Non che ora io sia Goethe). Ma tanto fra 1 mese ci torno, ti faccio sapere.
M.C.A. Bagiante ha detto:
Sì, molti stereotipi sugli italiani son veri, però al posto del mandolino ora potremmo metterci la chitarra, il che confermerebbe il mandolino stesso.
Io l’unico scambio culturale che ho avuto in vita mia è stato con delle ragazze polacche e con la visita scolastica in Francia. Di solito gli stereotipi corrispondono al vero, quando questi però descrivono caratteristiche positive.
LadyLindy ha detto:
e come è andata con quello scambio?
M.C.A. Bagiante ha detto:
Insomma, da parte mia c’era sentimento… Da parte sua no, solita sfortuna.
LadyLindy ha detto:
mmm… una cosa non ricambiata, quindi… che peccato! Sarebbe potuta essere una bella esperienza. Ne hai poi rifatti?
dal chianti ha detto:
vedi Baciante, tu metti sentimento quando mangi, dormi, vai al cesso e lavori? (o studi o …) E’ uno stimolo fisiologico, cosa c’ entra il sesso, specialmente all’ età della bellezza del somaro, o al tempo delle mele, col sentimento?
Con la confidenza si arriva ad amare e apparentarsi, cosa c’ è di meglio? Ma basare un’ unione su questo è, cattolicamente, ricattare il congiunto, sottostarlo al bollo e all’ acqua santa di quando sposi
perché gli altri sappiano che noi ci vogliamo bene ?
l’ asservita (..ito):
io te la (lo) do (per amore) e solo a me lo (la) devi da’
Color Amaranto ha detto:
Ricordo un post: Non ci sono più…Sarò un fantasma che vaga nell’etereeeeeeee! Verrò a smagnetizzarvi le cassette di Albano e Romina, insieme a quelle di Tiziano Ferro nella notteeeeeeeeee…Terrore, urla e raccapriccio!
Dillo che ti diverti a scrivere e a leggere le nostre risposte.
A volte gli stereotipi sono azzeccati non solo per noi, ricordo ragazze russe allo scambio culturale che erano proprio come me le immaginavo, alte, bionde, sempre sorridenti, con le gonne a fiori e una stretta di mano come Gozzilla, dovevi sorridere mentre ti spappolavano il grande osso uncinato;
che non fa di me Capitan Uncino ma un essere umano essendo parte della nostra anatomia.
Forse sei veneziana, mi porta alla mente non felici ricordi quella città.
LadyLindy ha detto:
anche quando non ci sono, mando un pezzetto della mia anima a leggere i commenti xD
non posso mica lasciare i miei cari lettori a parlare da soli, porelli…
quindi, per il futuro, ricordati di commentare semprissimo! (scherzo…)
No, non sono veneziana… anche se è una città che mi piace moltissimo.